L’utilizzo di metalli lascia la traccia Il filo di rame considerato da Antonella Zazzera un elemento pure e luminoso

Nella bella sede della Peter Frey Gallery, in via Rosa, nel centro città, si stanno alternando, di mese in mese, nuovi percorsi espositivi di arte contemporanea internazionale. La galleria, diretta dalla veronese Camilla Santi, dopo la personale dell’egiziano Yves Hayat, “Profano vs. Sacro”, ha messo in scena ad agosto, “In-Segno”, di Antonella Zazzera e, in questo mese di settembre, “Momento”, di Harding Meyer, pittore brasiliano conosciuto per i suoi enormi ritratti a olio caratterizzati da pennellate stratificate. L’allestimento da poco concluso ha promosso Antonella Zazzera un’artista conosciuta per la produzione interdisciplinare nei campi della fotografia, della scultura e della pittura. Zazzera lavora su esperienze visive e sensoriali di centralità della luce esplorata nella sua capacità di definire spazio e forma. Dal suo lavoro escono varie tipologie di manufatti creati con complessi procedimenti e lunghi periodi di sedimentazione. Al centro della ricerca creativa sta “l’Essere nella sua manifestazione materiale e filosofica”. I valori segnici, denominati dall’artista “Segnotraccia”, sono caratterizzati dall’utilizzo di metalli e, in particolare, da filo di rame, da lei considerato un elemento naturale, puro e luminoso. Il rame è una struttura bidimensionale conduttrice di energia che Zazzera usa per disegnare linee che si estendono nello spazio. Ne sono esempi le lavorazioni della serie “Armonici” (sculture da sistemare a terra, a parete o da adagiate sull’acqua) costituite da un filo sedimentato a mano da cui ottenere costruzioni tridimensionali che assorbono e riflettono luce tanto da innescare, spiega Zazzera, “la vibrazione e la trasformazione tonale che vivifica le opere”. Si tratta di “incalzanti vibrazioni luminose” capaci di regalare ritmo, dinamismo e continua mutazione nella visione. L’esposizione veronese propone diverse sculture, dai già citati “Armonici” (di foggia accattivante e sinuosa dalla quale si sono sviluppate tutte le proposte successive), alle serie “Segniche”, “Naturalia”, “Carte-Scultura”, “Ovale” e “Ri-Trattica” fino a produzioni più recenti, denominate “Quadri”, “Trame” e “Trame D/S”. La selezione dei “Quadri” offre strutture prive di evoluzioni e curve, create con metri e metri di fili a dominanza verticale (diversi nelle dimensioni e nei toni), cuciti in alcuni punti, mai intrecciati e capaci di donare alla scultura un aspetto pittorico fatto di corpo e spessore, lievi passaggi tonali e un risultato quasi monocromo. Sul fondale neutro e omogeneo (descritto da Zazzera come “campitura pittorica”) l’artista realizza un disegno, sempre diverso, che descrive andamento, forma, linee, sinuosità e superficie. Il percorso prosegue con le “Trame” (naturale evoluzione della libera gestualità della serie “Segniche”) con forme libere da definizioni strutturali, bordi sciolti, segni radi e leggeri che, tramite la luce, disegnano sulla parete suggestive pennellate di ombre, prolungamento dell’opera. Invece, nelle “Trame D/S”, in anfratti inesplorabili costituiti da fasci di fili sottili, il rame si fa evidente, subisce torsioni, svela vibrazioni dinamiche che sembrano smaterializzarsi. E ancora, nei lavori denominati “Naturalia”, forme misteriose e scomposte, simili a nidi, propagano nello spazio ombre morbide che ricordano il ventre di una madre. La galleria accoglie anche le “Carte/Scultura” create con rame dal tono bruno, capace di esaltare la purezza e il ritmo del segno, la sedimentazione geometrica dei piani e il prolungamento delle ombre. Nel suo insieme l’accurato allestimento di Peter Frey Gallery fa diventare le sculture di Antonella Zazzera “corpi che ricevono vita dalla luce” e mostrano, al nostro sguardo indagatore, interferenze, intrecci e superfici continuamente mutevoli.

Chiara Antonioli