L’uomo di Ferro. La nostra intervista esclusiva al senatore Il Senatore di Forza Italia fa un giro d’orizzonte, guardando al Var (da vero arbitro) la politica nazionale e cittadina. “Ci vorrebbe anche a Verona un’operazione-Draghi ma c’è un problema. Non vedo Draghi in giro... Centrodestra unito? Sì, mah, forse...”

Raffaele Tomelleri

Andiamo al Var” dice, da “vecchio” (attenti alle virgolette…) arbitro. Dice che farebbe bene anche alla politica, ogni tanto, fermarsi e avere un Var da consultare. “Ci servirebbe sì” sorride Massimo Ferro, 61anni, senatore di Forza Italia, ai tempi belli arbitro di valore. “Il Var serve agli arbitri e potrebbe andar bene anche in Parlamento…Sai, aver modo di rivedere quel che è successo, spesso ti evita errori”. Da dove partiamo? “Guarda, possiamo partire da Roma e arrivare a Verona o viceversa. Non cambia la sostanza, Forza Italia è questa e se la vuole giocare a viso aperto, per restare in tema calcistico”. Forza Italia, osserva, “…è quella descritta molto bene da Melotti, sindaco di Bosco e nostro coordinatore provinciale. La linea ufficiale è quella, da lì non si scappa”. Melotti non è andato giù leggero, nei giorni scorsi. “No, ma ha fatto bene, ha messo in chiaro le cose. Noi non siamo rappresentati in Comune, dove è stata fatta una manovra molto discutibile e dove, lo dicono i fatti, non siamo stati per niente coinvolti. Nè siamo rappresentati in Regione, dove il consigliere Bozza è stato eletto con Forza Italia, ma con i voti di Tosi. Il nostro candidato era Melotti, appunto, frenato dal Covid in piena campagna elettorale”. Detto questo… “…detto questo – riprende Ferro – c’è un dato di fatto eloquente. Il centrodestra ha bisogno di Forza Italia per essere vincente. I numeri sono questi, non ci vuole molto a capirlo…”. E sul centrodestra unito, qualche dubbio viene. Inevitabile. “Oddio, se pensiamo a Verona, adesso, in proiezione elettorale, va fatto un bel ragionamento. Sento dire, leggo, tutti d’accordo, “ci vuole unità d’intenti”. Bene, ma ci vuole un tavolo attorno al quale ragionare, valutare, calibrare per bene. Le scelte vanno pesate, con attenzione. Mi sembra che tutti corrano un po’ troppo…”. Le voci dicono…”…che sarà un duello tra Sboarina e Tosi, sembra una cosa scontata. Attenzione, niente contro Sboarina o Tosi, ci mancherebbe. Però, ripeto, va fatta un’analisi profonda che permetta di evitare errori, smussare spigoli, scegliere in maniera condivisa. Giusto per dire, Sboarina e Tosi sono destinati a dividere il centrodestra, questo mi pare chiaro, no?”. Pausa. “Io vedo un centrodestra unito su una scelta condivisa, che unisca e non che divida. E per arrivare a questo, serve fermarsi, sedersi al tavolo, confrontarsi. La politica è questo”. La politica, osserva, “…è impegno, sacrificio, passione, mediazione, confronto, coraggio”. Sospira. Ne ha viste tante, non gli piace questo “assenteismo” figlio (probabilmente) di quel senso di sfiducia che negli anni ha impoverito la classe dirigente. “C’era una volta – butta lì – un tavolo attorno al quale sedevano le menti eccellenti della città. E lì si decideva la strada da percorrere.Oggi, molte di quelle stesse menti se ne stanno fuori. Forse non credono più in questa politica che negli anni, diciamolo, non è una critica, ha impoverito questa splendida città…”

“Ci vorrebbe anche qui un’operazione-Draghi”, pensa a voce alta. “Un uomo al di sopra delle parti sul quale tutti potrebbero convergere, un po’ quello che è accaduto al Governo…”. C’è un problema, però. “Non c’è un Draghi a Verona, non lo vedo…”. In ogni caso, la linea è tracciata. “D’accordo sul centrodestra unito, ma ricordo sempre quando candidammo Bolla e dall’altra parte c’era Zanotto. Gli errori del passato ci devono servire, questo penso…”. Non è stato un errore, assolutamente, ma qui sposta…il Var su Roma, l’operazione-Draghi. “Ricordo, tra l’altro, che in tempi non sospetti, cioè ancora dopo il Conte 1, proprio Silvio Berlusconi aveva fatto il suo nome. Era l’unico, probabilmente, in grado di unire,come del resto è avvenuto in un momento difficilissimo per il Paese, forse uno dei più difficili del dopoguerra”. Forse lo ha sorpreso la scelta di Fratelli d’Italia, “…che avrei visto volentieri dalla parte di Draghi. Questa non è una questione di partito, qui c’è in ballo il futuro dell’Italia. Un po’ come quando gioca la Nazionale e tutti fanno il tifo. Non è una partita di campionato dove ognuno ha la sua bandierina, qui la bandiera è quella tricolore…”. Proprio impossibile pensare a un’operazione-Draghi anche a Verona? Perchè, gira e gira, il discorso torna lì, alla “sua” città, “…che negli anni ha perso forza, riferimenti, non è una critica verso nessuno, è una considerazione oggettiva. Pensiamo alla Fiera, all’Aeroporto, alla Fondazione Arena, ma non finisce qui. Non dimentichiamo l’operazione-Cattolica. Eravamo una cittàleader, in campo economico, turistico, culturale…Lo siamo ancora? Io credo di no e su questo dovremmo interrogarci”. Anche per questo, di recente, s’è convertito a facebook (“…che sofferenza, meno male che mi aiuta mia figlia” ammette) e ha lanciato una sorta di appello per “un nuovo Rinascimento”. “Ma sì – spiega – torno al discorso di prima. Qui servono le forze migliori della città, tutte unite, per portare Verona fuori dalle secche. Perchè molti se ne stanno fuori? Perchè da Tangentopoli in poi c’è stato un certo distacco e la politica non l’ha colto. Oggi serve recuperare questo, il bello della politica che, se fatta bene, è il più grande servizio che tu puoi svolgere per gli altri. Solo così possiamo recuperare il terreno perso, non solo per ragioni oggettive. Il Covid ha fatto la sua parte, ma che società ritroveremo, dopo? Io non voglio una decrescita felice, una città in cui chi sta bene sta sempre meglio e chi sta male sta sempre peggio. Sarebbe la fine. Serve il coraggio di scendere in campo e giocare, altrimenti, se i migliori restano in panchina o in tribuna, di partite ne vinci poche”. L’ora, osserva, è solenne. “Non serve, adesso, essere simpatici a tutti, ma individuare gli obiettivi e perseguirli. Per esempio, perchè 3 giorni di vacanza a Carnevale? I ragazzi di vacanze ne hanno fatte anche troppe, senza volerlo, non ne avevano bisogno. Io sono d’accordo con Draghi, quando dice, “allunghiamo i tempi della scuola”. Anche fino a luglio, perchè no? Dobbiamo pensare a quello che serve, ai giovani, per aiutarli a crescere. Dobbiamo pensare a quello che ci aspetta, quando usciremo dal tunnel. Giocare d’anticipo. Avere pronto un piano A, un piano B, un piano C. Ma ce l’abbiamo un piano ?”

R.Tom