Ci siamo. Questione di giorni, pochissimi ormai. “Ci aveva chiesto tempo fino al 5…” filtra dal “comitato” elettorale del centrosinistra. Il soggetto, facile a dirsi, si chiama Damiano Tommasi, il “candidato” forte, “l’unico (forse) che può riportarci alla guida di Palazzo Barbieri”.
Tommasi riflette. Aspetta (anche) l’esito delle consultazioni di domenica e lunedì. Non tanto per decidere, quanto piuttosto per avere un quadro completo. Che cosa succederà domenica e lunedì? Che cosa diranno gli elettori al centrodestra e al centrosinistra? “Ogni passaggio elettorale – osserva un vecchio lupo di mare – porta con sè conseguenze, da una parte e dall’altra…”.
Tommasi aspetta, forse ha già deciso, forse no. Di sicuro non è un impedimento, come qualcuno potrebbe pensare, l’eventuale incarico nel sindacato mondiale dei calciatori. Comunque vada, non sarà lui il presidente, anche se potrebbe avere un ruolo nel Consiglio. Importante, ma non incompatibile con l’eventuale carica di Sindaco.
Però, meglio non correre troppo. Tommasi deve essersi già fatto un’idea chiara, così come se la devono essere fatta i suoi “compagni di cordata”. Da Tommaso Ferrari a Bertucco, passando per Alessia Rotta, D’Arienzo, Dal Moro e compagnia.
“Se scegli Tommasi, sai che non sarà mai un signorsì…” osserva lo stesso “lupo di mare” di prima.
No, non sarebbe certo un signorsì. Tommasi, se accetta, pone delle condizioni forti. Non è uomo da compromessi, da mezze misure. Non sarebbe un “candidato di sinistra”, ma un candidato serio, credibile, trasversale. Uno che non si farebbe “imporre la formazione” dal presidente di turno (passateci la metafora calcistica, via…) ma vorrebbe scegliere i suoi “giocatori”.
“Tutto questo l’abbiamo già messo in conto” dicono a sinistra.
E lo sanno perfettamente anche a destra. Per questo lo temono, molto più di quello che in realtà lasciano capire. E molto ma molto di più, di quello che cercano di liquidare con qualche battuta, in realtà assai poco azzeccata. “Che c’azzecca, un calciatore con Palazzo Barbieri?”, dicono i suoi “nemici”. E ancora: “Conoscerà la montagna, ma cosa sa della vita di città e dei problemi di Verona?”.
In realtà, tutti, nel centrodestra, sanno perfettamente una cosa. Se “l’uomo del monte” dirà sì, sarà dura per tutti, arrivare al ballottaggio. Dove resterebbe, probabilmente, un solo posto disponibile. Lo sa Sboarina. Lo sa Tosi. Lo spera, fortemente, il centrosinistra, che al di là delle parole di facciata, un piano B non l’ha ancora pensato. La panchina è lunga, ma un sostituto vero ancora non c’è.