Vivace, ricco di temi. Sociali e politici. E la consueta passerella di varie personalità cittadine ma con un’assenza di rilievo, quella del sindaco Damiano Tommasi, ufficialmente costretto a rimanere a Palazzo Barbieri per lavori di Giunta. Un contrattempo che, tuttavia, sottolinea ancora la distanza tra Comune e Università, una realtà ancora relativamente giovane, si è presentato, infatti, il 41esimo anno accademico, sicuramente importante ma che non può vantare quel radicamento nel tessuto cittadino che si respira, tanto per citare un esempio vicino, a Padova. Ma l’ateneo scaligero è sì giovane ma con numeri che ne testimoniano una crescita ricca e costante.
Li ha snocciolati nel proprio intervento il magnifico Rettore Pier Francesco Nocini. “Dal primo ottobre del 2019 ad oggi, i corsi di studio sono passati da 63 a 81, con un notevole investimento sui corsi interateneo, che ho personalmente pensato e realizzato grazie all’aiuto dei miei delegati, in collaborazione con le realtà accademiche che hanno creduto in questi progetti come l’università di Trento, di Modena e Reggio Emilia e di Bolzano. Siamo certi che queste collaborazioni tra atenei siano la strada maestra per intendere un nuovo modo di fare accademia. Per il prossimo anno accademico, arriveremo a 91 corsi, quindi 28 corsi di laurea in più attivati nei cinque anni del mio mandato, nonostante due anni e mezzo di pandemia. Tra i corsi previsti, il prossimo anno accademico partirà il nuovo corso di laurea magistrale in Medicina e chirurgia a indirizzo ingegneristico, pensato con lo scopo di formare futuri medici con competenze adeguate anche sotto il profilo tecnologico e scientifico. Tutto questo grazie anche alla collaborazione con l’ospedale Sacro Cuore di Negrar, che ci sta in parte supportando economicamente nel reclutamento di nuovi docenti”. Dopo la parte squisitamente didattica Nocini è passato ad analizzare ciò che l’università ha pensato in termini di servizi. “Abbiamo portato da 22 mila a 27 mila euro la soglia della no tax area e, come promesso lo scorso anno, questa misura sta consentendo a 8.223 studentesse e studenti di frequentare l’anno accademico in corso senza tasse universitarie. Un impegno straordinario e positivo che sta garantendo il diritto allo studio a fasce sempre più ampie di giovani. Per l’ateneo si è trattato di un investimento di oltre 1 milione di euro. Abbiamo risolto anche il problema delle borse per il diritto allo studio. Abbiamo riconosciuto, per l’anno accademico 22-23, ulteriori 524 borse e per il 23-24 siamo riusciti a coprire un totale di 1684 posizioni in graduatoria, che a dicembre erano 1246”.
A tenere la lectio magistralis, passaggio chiave di ogni inaugurazione di anno accademico, è stato Paolo Benanti, unico membro italiano del Comitato sul’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite e docente alla Pontificia università Gregoriana nonché consigliere di Papa Francesco proprio sui temi dell’IA e dell’etica della tecnologia. “Il concetto di tecnologia come nemica dell’uomo è relativamente nuovo, possiamo contestualizzarlo nel Novecento – ha detto Benanti – in quanto esseri umani siamo privi di artigli, di vista aguzza, di dentature possenti o di ali, ma abbiamo la tecnologia, che ci ha sempre permesso di svilupparci, risulta importante l’uso di quest’ultima, quando l’uomo di Neanderthal teneva in mano la clava poteva usarla come strumento, ma anche come arma per uccidere suoi simili. Quindi in sé l’intelligenza artificiale non è pericolosa. Ogni utensile può essere usato anche come arma ma è sempre l’uomo a decidere”.
Borse di studio, la protesta degli studenti
Ma sulle borse di studio è andata in scena la protesta degli studenti indirizzata in primis alla Regione Veneto e all’assesore Elena Donazzan (ha replicato parlando di strumentali polemiche) e anche al Governo. “Vorrei ricordare l’articolo 34 della Costituzione – ha affermato la presidente del Consiglio degli studenti Francesca Flori – quando si fa riferimento che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i più alti gradi di studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto ma così non è. Le borse di studio erogate sono sempre di meno e le borse di studio a idonei non beneficiari raggiungono nel solo Veneto il 65% del dato nazionale. Un triste primato. Tanto per capirci anche quest’anno 1600 studenti veronesi che ne avrebbero diritto non sanno se lo loro borse di studio verranno mai erogate. L’università – ha continuato, mentre una trentina di studenti saliva sul palco tenendo in mano alcuni cartelli con slogan di protesta – dovrebbe essere inclusiva, ricca di contaminazioni come ha detto la ministra Bernini. Ma intanto è quadruplicato il costo dell’assicurazione sanitaria per studenti extracomunitari. Scelte politiche che sanno di deriva sovranista. Compito dell’università è isolare questo tipo di prevaricazione, perchè la cultura della pace deve partire dall’università”.
Ospite d’eccezione dell’evento al Polo Zanotto lo sceneggiatore, attore e produttore siciliano Giuseppe Fiorello che ha ricevuto la laurea honoris causa in Editoria e Giornalismo. “Sono felice, contento, impaurito, spaventato. Di tutte le emozioni che si possono provare non ne manca nemmeno una – ha confessato Fiorello prima di salire sul palco – devo dire che quando mi hanno comunicato questo riconoscimento sulle prime ho pensato che non c’entrasse per nulla con il mio lavoro. Poi ho riflettuto su tutta la mia vita sin da quando ero bambino e mi sono detto che sì, questa laurea in qualche modo l’ho meritata. Ho raccontato storie che è stata sempre la mia passione e in qualche modo ho fatto il giornalista. Il cinema è senza dubbio un’emozione ma può e deve raccontare delle storie, è una narrazione e quindi questo riconoscimento va a premiare questa voglia, il desiderio di poter raccontare delle storie”. Fiorello ha ammesso di “non conoscere benissimo Verona, città nella quale sono stato per impegni teatrali” ma che “grazie a questa occasione mi riprometto di visitare con maggior attenzione”.
Mauro Baroncini