L’UMANIZZAZIONE DELLE CURE NELLA PATOLOGIA ONCOLOGICA Venerdì 16 e sabato 17 dicembre all’Ospedale Sacro Cuore. Deledda: “Un convegno pensato non solo per gli psicologi, ma anche per gli operatori del settore”. Più di 40 relatori e moderatori

E’ l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ad ospitare il 16 e il 17 dicembre il convegno veneto della Società Italiana di Psiconcologia (SIPO). Venerdì i partecipanti rifletteranno sul tema “La cultura dell’accoglienza del paziente oncologico”, mentre il giorno successivo, avrà luogo il primo incontro SIPO Giovani e AIOM Giovani (Associazione Italiana Oncologia Medica), un momento di formazione finalizzato alla trasmissione di nozioni di base relative alla metodologia di ricerca in Psicologia clinica. Sono più di 40 i relatori e i moderatori che nel corso della prima giornata declineranno nei vari aspetti un elemento fondamentale nella presa in carico di ogni paziente in un contesto di umanizzazione delle cure, ma in particolare di coloro che sono affetti da una patologia oncologica. “Il cancro è ancora una malattia che più delle altre, nonostante i progressi della medicina, suscita grande paura, incertezza e angoscia – spiega il dottor Giuseppe Deledda, responsabile scientifico del convegno e direttore del Servizio di Psicologia clinica dell’ospedale di Negrar -. Per questo il paziente fin da quando inizia il suo percorso non chiede solo di essere curato bene, ma anche sostegno per gestire gli aspetti umani e affettivi delle malattia”.

Si tratta quindi di un convegno pensato non solo per gli psicologici, “perché l’accoglienza è un modus operandi proprio di ogni operatore con cui il paziente viene in contatto all’interno dell’ospedale. E’ un atteggiamento empatico – sottolinea il dottor Deledda, -. Un entrare in relazione fraterna con l’altro, mantenendo intatto l’aspetto professionale. Tuttavia l’accoglienza non deve essere lasciata solo alla buona volontà o alla spontaneità degli operatori, ma deve essere strutturata, partendo dal basso. Deve nascere da un’attenta lettura dei bisogni, che necessita di essere nel tempo riconsiderata in ragione di nuove esigenze da parte del paziente. La persona che riceve la diagnosi di tumore ha infatti esigenze diverse rispetto al paziente che inizia le cure oppure a colui che si trova di fronte a una recidiva della malattia o in fine vita”. Durante il trattamento il paziente viene preso in carico da diverse figure professionali con la conseguenza che egli può maturare l’impressione di una mancanza di continuità. Lo psicologo diventa allora una sorta di “contenitore” unificante della vicenda umana della malattia.“Siamo una presenza costante nel tempo, anche per anni”, spiega il dottore Deledda, che nell’ambito del Servizio di Psicologia clinica collabora con i colleghi Sara Poli e Matteo Giansante. “Noi incontriamo in genere i pazienti per la prima volta in Oncologia, dopo la diagnosi o durante le terapie – afferma – e consigliamo loro un colloquio psicologico. Capita talvolta che all’inizio ci sia un rifiuto, ma non di rado sono gli stessi pazienti a chiederci un incontro quando li avviciniamo successivamente in reparto, a volte sollecitati da altri pazienti che nei colloqui hanno trovato una risorsa. Da alcuni anni osserviamo che sono sempre meno i pazienti che non intendono intraprendere un percorso psicologico. Forse perché la nostra figura, anche grazie ai media, è diventata più familiare e rassicurante, non più associata esclusivamente alla malattia mentale come un tempo”. Nel corso del primo incontro di formazione SIPO Giovani (di cui il dottor Matteo Giansante è coordinatore nazionale) e AIOM Giovani saranno anche presentati i requisiti fondamentali per la realizzazione di un protocollo sanitario e di ricerca, nonché l’iter amministrativo per l’accettazione dello stesso da parte di enti proponenti e del Comitato etico di appartenenza.

Informazioni e iscrizioni: Servizio di Psicologia clinica dell’Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, tel. 045.6013048 e psicologia@sacrocuore.it oppure info@gammacongressi.it