L’ultima Aida “di cristallo” va in scena il 1° agosto Giovedì, alle 21, ultima replica dello spettacolo firmato da Stefano Poda.

Un Antico Egitto simbolico, riletto dall’arte contemporanea, con giochi di luce, trasparenze, materiali innovativi, centinaia di mimi e figuranti che moltiplicano le forti emozioni dei personaggi verdiani: Aida nella sua veste “di cristallo” va in scena per un’ultima volta giovedì 1° agosto alle 21 con un cast internazionale di stelle dirette da Daniel Oren, alla guida dei complessi artistici di Fondazione Arena.

L’ultima Aida di Cristallo in Arena

Aida è l’opera di Giuseppe Verdi che è divenuta simbolo degli spettacoli lirici in Arena, con il suo equilibrio perfetto di grandiosa coralità e appassionato intimismo.

Giovedì 1° agosto, alle 21, protagonista per un’unica data è il soprano Elena Stikhina, nei panni di Aida, principessa etiope costretta in schiavitù alla corte dei Faraoni e della loro figlia, la principessa Amneris interpretata da Clémentine Margaine, sua rivale in amore per il generale Radames, ruolo in cui torna il tenore Gregory Kunde, Premio Lugo 2024.

Il re etiope Amonasro, padre di Aida, è eccezionalmente il baritono Ludovic Tézier, mentre le autorità egizie sono rappresentate da due bassi, il gran sacerdote Ramfis da Alexander Vinogradov e il Re da Simon Lim. Completano il cast il soprano Francesca Maionchi (sacerdotessa) e il tenore Carlo Bosi (messaggero).

Il maestro Daniel Oren dirige l’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani, impegnato con Ballo e Tecnici nell’allestimento ‘di cristallo’ curato da Stefano Poda, con piramidi di luce, trasparenze, laser, costumi tra iconografia egizia, alta moda e arte contemporanea.

Dopo quest’ultima Aida nella produzione 2023, dal 10 agosto il capolavoro di Verdi torna nell’allestimento a firma di Gianfranco de Bosio. Un omaggio al centenario dello scomparso regista e sovrintendente. Una celebrazione di quella che fu la prima notte d’opera in Arena nel 1913, con le scenografie storiche disegnate da Ettore Fagiuoli.