Un seminario dal titolo importante, “Sport e Doping” e un relatore che più indicato non poteva esserci, il professor Sandro Donati. Nell’ambito della lezione di Sociologia del professor Giolo Fele si è tenuto, alla facoltà di Scienze Motorie, un incontro di spessore perché Donati è storicamente il grande avversario del doping nel mondo dello sport. Negli ultimi anni è stato protagonista della vicenda Alex Schwazer. L’atleta altoatesino si è affidato a Donati quando ancora stava scontando la squalifica per doping fino al 29 aprile 2016. La successiva nuova squalifica di Schwazer nel 2016, in seguito a una nuova positività rilevata con controllo a sorpresa, causò l’avvio di una battaglia legale. Il procedimento della giustizia ordinaria italiana si concluse a inizio 2021 con l’archiviazione per Schwazer per non aver commesso il fatto. Nonostante questo la federazione mondiale d’atletica leggera ha confermato la squalifica del marciatore azzurro che non potrà partecipare alle Olimpiadi di Parigi 2024. “Per quella serie televisiva – ammette Donati – ho ricevuto molti complimenti che onestamente non avrei voluto. È stata ed è una vicenda pesantissima che non avremo mai voluto vivere”. Sulla lotta al doping Donati è categorico. “Dire che il doping è più avanti dell’antidoping è una fregnaccia, passatemi il termine. Gli sport a rischio? Quelli che abbinano forza e resistenza. La situazione della lotta al doping? Ovattata. Si è deciso per la chiusura dei laboratori nazionali e si è accentrato tutto in un laboratorio sotto l’egida della Wada, l’agenzia mondiale antidoping e questo ha diminuito il potenziale di contrasto. Laboratorio che è diventato un centro di potere. L’esempio della Russia e del connubio con la federazione internazionale d’atletica è evidente, in quel caso c’è stato un vero e proprio mercimonio. Questi organismi sono incontrollati. Non comunicano i dati sui controlli a sorpresa, sulla percentuale di positivi. La politica deve riprendere in mano questa situazione perché ha delegato”.
Mauro Baroncini