Attirare l’attenzione della cittadinanza sul fatto che i linguaggi d’odio non appartengono alla pratica sportiva, ma anzi ne contraddicono i principi e il senso. E stimolare la consapevolezza dei giovani sugli impatti devastanti dell’hate speech tanto online che offline, ribadendo il valore aggregativo e socializzante di una pratica sportiva rispettosa delle regole.
Questo l’obiettivo del presidio statico che, venerdì, tra le 15 e le 15.30, porterà in piazza Bra l’ong veronese Progettomondo con alcuni ragazzi e ragazze pronti a comporre lo slogan “Odiare non è uno sport”, ossia il nome del progetto nazionale di cui Progettomondo è partner.
La pandemia e la condizione di zona rossa non bloccano l’iniziativa programmata in occasione della Giornata internazionale contro il razzismo, e a sostenerla, nel rispetto delle norme e del distanziamento fisico, sarà presente in Bra anche Damiano Tommasi.
L’allenatore di pallacanestro Franco Marcelletti aderirà invece con un contributo da remoto.
Simili momenti di mobilitazione giovanile creativa si terranno in 10 città italiane, per rilanciare in contemporanea la scritta Odiare non è uno sport e contribuire a un “Flash Mob online” e corale.
Secondo il Barometro dell’Odio nello Sport, ricerca realizzata dal Centro Coder dell’Università di Torino, che ha monitorato per 3 mesi i social network delle principali testate sportive italiane, l’hate speech è ormai una componente strutturale delle conversazioni sportive, potenziata dai meccanismi virali della comunicazione digitale.
Su 4.857 post analizzati, per un totale di oltre 443mila commenti alle pagine Facebook delle cinque principali testate giornalistiche sportive nazionali (Gazzetta dello Sport, TuttoSport, Corriere dello Sport, SkySport, Sport Mediaset), emerge che tre post su quattro ricevono commenti che contengono una qualche forma di hate speech
Lo sport, tradizionalmente terreno di inclusione e aggregazione sociale, che nel nostro paese coinvolge milioni di ragazzi acquista, purtroppo, anche un’altra faccia e può trasformarsi in fornace di discorsi e gesti d’odio, che nella dimensione digitale si potenziano e diffondono in maniera esponenziale.
Per questo è nato Odiare non è uno Sport, progetto educativo di prevenzione e contrasto all’hate speech nello sport sostenuto dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promossa dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo. In un anno di progetto e nonostante la pandemiasono stati coinvolti oltre 3.400 giovani, 200 insegnanti, 150 allenatori di società sportive e 12 campioni olimpiciche hanno realizzato percorsi educativi, mobilitato l’opinione pubblica e fatto nascere delle “antenne anti-odio” in sei regioni italiane. Il progetto è sostenuto dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontariato Cooperazione allo Sviluppo, in partenariato con 7 ong italiane con ampia esperienza nell’educazione alla cittadinanza globale (ADP, CeLIM, CISV, COMI, COPE, LVIA, Progettomondo.mlal), l’ente di promozione sportiva CSEN, le agenzie formative FormaAzione, SIT e SAA-School of management, Informatici senza Frontiere.