Locatelli ottimista, Galli pessimista Pregliasco a metà strada: "Quello che sta accadendo era purtroppo molto prevedibile"

“Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo, nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie”. Locatelli lo dice senza indugio.

“Sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l’incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo”. Secondo il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità “siamo ancora in tempo per invertire la marcia”. Ma a una condizione: “È, quindi, fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus. Non ci possiamo proprio più permettere deviazioni dalle buone regole”.
Per quanto riguarda la trasmissione del virus a causa dell’assembramento nei mezzi di trasporto, Locatelli nonostante indichi che non c’è “un’indiscutibile evidenza scientifica”, parla della possibilità della diffusione del contagio. Necessario, invece, tenere aperte le scuole.
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PREGLIASCO: “Possiamo dire che quello che sta accadendo era attendibile e atteso. Le seconde ondate sono un fatto storico”, dice il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario del Galeazzi di Milano. Ma la situazione, assicura, “è diversa da prima” perché “ogni giorno riusciamo a fare più tamponi”.
Tuttavia il virologo avverte: “Penso sia giusto andare nella direzione di una chiusura netta degli ingressi esterni” perché “dobbiamo essere pronti a quella ipotesi” del lockdown“
Pregliasco sostiene che intanto “va sottoscritto un grande patto sociale. Un grande sforzo collettivo per ridurre i contatti al minimo indispensabile. Scuola, lavoro: il resto ora va stornato”.
Ovvero, “penso che si debba intervenire partendo dai contatti non essenziali. Certo, la didattica a distanza potrebbe aiutare soprattutto nel caso dei ragazzi più grandi. In classe potrebbero andare i più piccoli, anche per non creare ulteriori disagi ai genitori che lavorano”.

GALLI: “Tra 15 giorni saremo come la Francia e la Spagna”. Massimo Galli è sempre più pessimista ma stavolta, lascia intendere il virologo dell’ospedale Sacco di Milano, la sua non è una delle profezie che l’ha reso celebre (e temuto) in questi mesi in tv di coronavirus, ma una amarissima constatazione di quanto sta accadendo in queste ore nei suoi reparti. “Guardi, siamo nelle peste – spiega a Repubblica -Sto cercando di occuparmi di tutti i pazienti che ho qui. Mi pare un tragico dejà vu. Lo temevo già da agosto, speravo di sbagliarmi e invece”.

ZANGRILLO: “Come sostengo da almeno 6 mesi, insieme ai colleghi che di mestiere curano i malati, il problema non sono le terapie intensive. Quando arriviamo lì abbiamo già perso”. Lo scrive su twitter Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università San Raffaele e responsabile dell’Unità operativa di Terapia intensiva generale e cardiovascolare dell’Irccs San Raffaele di Milano.
“Sì alla corretta informazione e ‘no’ al sensazionalismo mediatico, perché solo il primo produce un flusso ordinato al pronto soccorso e una gestione ottimale dell’assistenza clinica”.