Da un quarto di secolo uno straordinario vento di innovazione sta trasformando in tutto il mondo la vita di miliardi di persone. Lo alimentano due processi epocali diversi, eppure legati da affinità e influenze reciproche: uno è la rivoluzione digitale che sovverte economia e società; l’altro è il crollo dell’ordine politico che dalla fine della seconda guerra mondiale dava stabilità alle relazioni internazionali. A prima vista poco o nulla li unisce: uno attiene allo sviluppo della tecnologia, l’altro alle complicate vicissitudini della politica. Tuttavia li lega una stretta dipendenza: il disordine politico di oggi deriva da premesse maturate negli ultimi vent’anni proprio grazie alle innovazioni della tecnologia: l’estensione dei mercati su scala mondiale, il potenziamento delle capacità organizzative, il cambio radicale dell’interazione sociale. Di questo si è parlato alla Società Letteraria nel corso di un incontro organizzato dall’associazione culturale Cameo su “Mass Media e Politica”, coordinato dal giornalista Alfredo Meocci, che ha visto la partecipazione del saggista Antonio Pilati, del deputato del Pd Diego Zardini e della presidentessa della Società Letteraria Daniela Brunelli. L’occasione l’ha offerta la presentazione del volume “Rivoluzione digitale e disordine politico” di Antonio Pilati, nel quale l’autore esamina per quali vie, in Occidente, un grande progresso tecnico si è tramutato in una drammatica crisi della politica. E sul banco degli imputati si è ritrovato Internet sul quale Pilati è drastico: uno strumento senza deontologia.