Lo “strappo” di Como – di Raffaele Tomelleri “Ma questo non è gioco di squadra...”. Lo ha detto Salvini che poi rilancia un’idea: “Ci sono più proposte?Allora, le primarie”

Forse non passerà alla storia, ma se succedesse, lo farebbe con un “titolo” perfino troppo facile: “lo strappo di Como”.
Già, direte, che succede, a Como? Succede, storia di questi giorni, che nelcentrodestra i “mal di pancia” assortiti danno origine a una pericolosa “invasione di campo”. Succede infatti che Fratelli d’Italia, una delle colonne del centrodestra, candidi il proprio segretario, Stefano Molinari, per le elezioni di maggio 2022. E dove sta il problema? Il problema sta nel fatto che la Lega puntava a ricandidare il sindaco uscente, Mario Landriscina. I nomi, da noi, contano poco. Quello che conta è la sostanza, subito rimarcata da Salvini…

La mossa è risultata infatti molto indigesta alla Lega: “Non commento. Sicuramente se ognuno lancia il suo candidato a prescindere dalla coalizione, non è un gioco di squadra”.
Il leader della Lega ha quindi rilanciato l’idea delle primarie. “A Como c’è più di una proposta? Facciamo le primarie”, ha detto.
Insomma, una situazione che, diciamolo, va nella direzione opposta a quella regolarmente sbandierata da tutti gli esponenti del centrodestra. Proprio l’altro giorno, tra l’altro, Massimo Giorgetti, che di Fratelli d’Italia è coordinatore regionale, ribadiva a “La Cronaca” un concetto che sembrava assimilato: “Laddove ci sono sindaci uscenti, l’orientamento è quello di ricandidarli, per cui, qui a Verona, non ci sono dubbi. Se invece, il concetto dovesse essere modificato, allora tornerebbe tutto in discussione, ma non solo a Verona”.
Tutto chiaro e tutto condivisibile, se non fosse arrivato, nel frattempo, lo “strappo di Como”.
Segnale evidente, di intese ancora da definire soprattutto tra Lega e Fratelli d’Italia, tra Salvini e Meloni e, a cascata, nelle varie realtà locali, tra cui, appunto, Verona.
Dove il clima, nel centrodestra, al di là delle dichiarazioni di facciata, non può essere del tutto sereno.
LE CERTEZZE. Oggi come oggi, le certezze sono queste: Tosi sicuro candidato, come del resto sostiene da almeno un anno. Tosi conterà sul suo “zoccolo duro”, magari non ai livelli di qualche anno fa, ma comunque in grado di garantirgli una presenza niente affatto marginale nella “partita di maggio”.
Presente anche Michele Croce, candidato a sua volta con una lista di Prima Verona, in appoggio allo stesso Tosi. Anche su questo, poco da aggiungere: posizioni chiarissime.
Sicuro candidato, ma per il centrosinistra, è Damiano Tommasi, che sta lavorando in questi giorni, attraverso una serie di incontri mirati a rafforzare quell’intesa che la coalizione ha trovato e che ha portato a una scelta unitaria. Anche sul fronte del centrosinistra, potrebbero ancora esserci alcune resistenze, ma il lavoro di Tommasi punta proprio a rimuoverle. Anche da questa parte, infatti, il mantra è “ solo uniti si può vincere”. E in nome di un obiettivo così alto, anche qualche malumore ravvisabile (probabilmente) soprattutto nella “vecchia guardia” dovrebbe essere superato.
Una certezza è anche quella di Federico Sboarina, che Fratelli d’Italia ha già individuato da tempo come uomo di punta della coalizione di centrodestra.
Ma qui, torniamo al discorso iniziale e all’ormai famoso “strappo di Como”. Quanto possa incidere nello scenario veronese (e nazionale) ancora non è chiaro. Di sicuro non sembra solo una schermaglia preelettorale. Sarebbe come se, a parti invertite, a Verona la Lega imponesse un candidato diverso dal sindaco uscente. Per ora, c’è calma apparente. La quiete dopo la tempesta. O prima?