Lo stadio alla messicana? E’ tutto una bolla di sapone La società Nuova Arena con l’imprenditore messicano Esparza e l’ex gialloblù Berthold è stata dichiarata fallita, a novembre i creditori

Una bolla di sapone gonfiata da tante parole, da un fiorire di rendering, simulazioni, proclami, e che è scoppiata lasciando il nulla. In una parola: chiacchiere da bar. E così la grande illusione della Nuova Arena di Verona che doveva essere uno stadio Bentegodi che rinasceva dalle ceneri del vecchio è finita male: dalle carte dei rendering alle carte del fallimento. Era stata l’illusione (sogno per qualcuno) che aveva caratterizzato la precedente amministrazione dell’ex sindaco Federico Sboarina e molti ci avevano creduto; altri erano scettici di fronte al nome dell’imprenditore messicano Cesar Octavio Esparza accompagnato dall’ex gialloblù Thomas Berthold a fare da garanzia. Ma già all’epoca a molti sembrava uno di quei progetti da Amici miei e temevano che si trattasse di una “supercazzola” alla Tognazzi, con i lavori in corso con il decametro “come se fosse Antani”. Che lo stadio Bentegodi sia desueto, vetusto, inadeguato agli standard moderni è ben noto ed evidente, ma per rifarlo serve qualcosa di concreto e credibile al di là dei sogni da regalare. E come ha rivelato l’assessore al Bilancio Michele Bertucco questo sogno si è infranto, la cordata messicana è andata a sbattere contro il muro del fallimento: “In data 31 maggio 2023 il Tribunale ordinario di Verona ha dichiarato il fallimento di Nuova Arena di Verona Srl”, comunica l’assessore, “la società che aveva proposto di realizzare il nuovo Stadio di Verona, fissando per novembre l’esame delle istanze dei creditori. Si conclude così, in una bolla di sapone, un altro dei tanti tormentoni che hanno caratterizzato la passata amministrazione comunale”. L’operazione del nuovo Bentegodi in realtà non è nemmeno mai partita. “La società in questione avrebbe dovuto farsi veicolo dei finanziamenti necessari a dare gambe ad una progettualità da oltre 100 milioni di euro. L’impegno, preso ancora nel luglio 2019, era che il capitale sociale sarebbe cresciuto subito fino a 2,7 milioni di euro, e successivamente fino ad almeno 30 milioni di euro”.

Votato anche il pubblico interesse. Ma già nel 2021 dubbi sui fondi

“O almeno”, ricorda Bertucco, “questo era l’impegno che i titolari, Cesar Octavio Esparza e Thomas Berthold, avevano preso davanti al Consiglio comunale nel dicembre 2019”. Sì perché in quella data il messicano e Berthold avevano il pieno sostegno dell’amministrazione Sboarina tanto che ottennero dalla maggioranza la dichiarazione di pubblico interesse sulla loro proposta di project financing”, con tanto di interessamento dei vertici romani del Coni e del Credito Sportivo. “Poi però non è accaduto nulla: la società proponente è morta così come è nata”, afferma l’assessore Bertucco insieme con la consigliera Jca Cugini della lista In Comune per Verona. La società di Esparza era nata “con un capitale sociale di appena 10 mila euro. Tanto è bastato per tenere in scacco un’intera città per quattro anni, tra annunci e promesse che ora si infrangono su un epilogo annunciato”. Come detto, le uniche carte che si sono viste sono state quelle dei rendering, prospettazioni fascinose per suonare la grancassa della grande operazione immobiliare che si è rivelata una bolla di sapone. “Più volte abbiamo segnalato l’inconsistenza del piano economico finanziario (Pef) che la passata amministrazione custodiva tanto gelosamente da permetterne la visione ai consiglieri di minoranza soltanto in ambiente controllato manco fosse una preziosissima pergamena antica”, ricorda Bertucco. Ma il Comune aveva già preso le sue precauzioni e come vedremo dopo era stato l’ex sindaco Tosi a sottolineare già nel 2021 l’inconsistenza della proposta. “La totale mancanza di presupposti era stata del resto certificata anche dagli uffici comunali che avevano anteposto al via libera richiesto dalla passata giunta comunale una sfilza di prescrizioni”, rivela Bertucco. Fin dal giugno 2020 Bertucco aveva depositato la proposta di delibera per la revoca della dichiarazione di pubblico interesse, sottolineando, “documentazione alla mano, che le proposte dell’imprenditore messicano faticavano a concretizzarsi anche nel resto del mondo. Ma la maggioranza del tempo aveva preferito continuare a far finta di nulla. Fino all’epilogo odierno”. E nel febbraio 2021 l’ex sindaco Tosi in una conferenza stampa dedicata al Bentegodi affermò chiaramente che “sono trascorsi due anni di chiacchiere su un’opera inutile e dannosa”. Dopo le chiacchiere e promesse al vento di Sboarina e del messicano Esparza, ora dalle parole del Presidente del Credito Sportivo Abodi abbiamo conferma che nulla di concreto si è mosso”. E aggiungeva che “lo stesso Abodi ammette che il progetto definitivo ancora non è stato presentato e che anzi deve ancora essere completato. Le parole di Abodi confermano soprattutto che dopo due anni mancano ancora i finanziatori, insomma chi ci mette i soldi veri”. E Abodi infatti voleva incontrare i tre fondi d’investimento che avevano manifestato solo un interesse di massima. Ora la parola fine al nulla.