La ricerca scientifica sta dedicando sempre maggior attenzione all’Uso Problematico dello Smartphone (Problematic Smartphone Use – PSU), una forma di Dipendenza correlata all’uso prolungato ed eccessivo del cellulare ed equiparabile, per diversi aspetti, alle più tradizionali come Fumo, Sostanze e Alcol. Tale condizione può portare il soggetto a trascurare la propria persona e le principali aree di vita, dallo studio al lavoro, dalle relazioni alla vita sociale. Una linea sottile separa l’uso proprio del telefonino dall’improprio, e poi dall’abuso, ovvero dall’utilizzare gli smartphone per scopi pratici e sociali allo stress di dover rimanere sempre connessi e divenirne dipendenti. Quando si oltrepassa questo confine si approda in quello che viene definito Disturbo, anche se non ancora citato nei principali Manuali Diagnostici, risulta essere caratterizzato da craving (desiderio) di utilizzare il telefonino, da quote d’ansia e percezione di angoscia quando non è possibile farlo. I principali segnali di Dipendenza sono: insonnia, irritabilità, perdita di interesse per altre attività e necessità di dissimulare sul tempo trascorso connessi davanti allo schermo. Una fascia particolarmente a rischio di sviluppare tale problematica è quella degli adolescenti (Fischer-Grote et al., 2019). In questa fase di crescita i ragazzi sperimentano per la prima volta una serie di emozioni, che spesso si manifestano con prepotenza, risultando difficili da gestire. La presenza costante degli smartphone offre loro una via di fuga immediata, dalla realtà e dai loro stati d’animo, che al momento pare risolutiva ma che non si rivela nel tempo una strategia sana ed efficace. Dato l’impatto del ruolo genitoriale sull’uso problematico dello smartphone nei figli adolescenti, un recente studio si è proposto di indagare come diversi stili genitoriali possano ripercuotersi su tale condotta con l’obiettivo di identificare quelli più efficaci (Efrati et al., 2024). In tale studio è stato valutato un ampio campione costituito da 1187 famiglie (formate da mamma, papà e figli di età compresa tra i 14 e i 18 anni). E’ emerso che: una migliore comunicazione padre-figli porta a una diminuzione dell’uso problematico dello smartphone e della percezione della pressione sociale a riguardo; un costante supporto emotivo da parte delle madri permette una riduzione della gratificazione emotiva che i ragazzi ottengono dall’uso del cellulare; l’adozione di una modalità di mediazione attiva e positiva da parte delle madri (come incoraggiare un uso produttivo dello smartphone, così da favorire un rapporto sano e consapevole con i dispositivi digitali) sembra ridurre la dipendenza emotiva dallo smartphone. Inoltre, il co-utilizzo degli smartphone padri-figli (come ad esempio il giocare e navigare insieme, ai fini di supervisionare ma anche di socializzare) sembra a sua volta diminuire la percezione della pressione sociale legata all’uso. La ricerca suggerisce quindi che un’integrazione tra comunicazione chiara, supporto e mediazione funzionale da parte dei genitori può prevenire l’uso problematico dello smartphone nei figli adolescenti. E’ fondamentale quindi incoraggiare una mentalità equilibrata nei confronti della tecnologia, riconoscendone sia i rischi che i benefici, aiutando i giovani a sviluppare una relazione sostenibile con il digitale, consentendo loro di sfruttare appieno le opportunità offerte dalla tecnologia, riducendo però i rischi associati a un suo utilizzo eccessivo.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta