“Stiamo vivendo una crisi epocale, mai vista prima e i provvedimenti contenuti nel Decreto Rilancio, pur con qualche spunto apprezzabile, non sono sufficienti a fronteggiarla: centinaia di imprese veronesi, soprattutto nel terziario di mercato e nel turismo, sono a rischio default”. Paolo Arena, presidente di Confcommercio Verona, commenta così le misure per la ripartenza dell’economia approvate ieri dal Consiglio dei Ministri.
“Serve più liquidità vera, servono risorse a fondo perduto con contributi per la filiera del turismo e della ristorazione e per i negozi che devono riaprire e sono ancora in attesa di sapere come potranno farlo”, aggiunge Arena. “Imprenditori del terziario di mercato e artigiani hanno bisogno subito dei contributi a fondo perduto senza inghippi burocratici, per scongiurare chiusure in serie che oltre ad avere effetti catastrofici sull’economia e sull’occupazione, potrebbero produrre un boom di lavoro nero e shadow economy”.
“Serve, inoltre, più tempo per le scadenze fiscali”, incalza il presidente di Confcommercio Verona. “Quando le attività del commercio, turismo, servizi torneranno ad essere operative, il giro d’affari non supererà mediamente il 40-50% di quello ante-covid: il percorso verso la normalità è lungo, tortuoso e purtroppo incerto e senza sostegni reali e tempestivi non ci sarà futuro per almeno un’azienda su quattro, nell’ipotesi più ottimistica”.
Prosegue intanto l’azione di Confcommercio, a livello locale, regionale e nazionale, affinché i protocolli e le linee guida che definiranno le modalità di ripartenza siano attuabili e sostenibili, soprattutto nel comparto dei pubblici esercizi: “E’ inaudito che al 14 maggio non ci siano ancora regole chiare in vista di riaperture in programma tra 4 giorni”, commenta Arena. “Alla lentezza del Governo centrale cerca di sopperire l’azione regionale, decisamente più tempestiva, ma il rischio è il caos. Misure come la paventata distanza di 4 metri a persona nei pubblici esercizi sono semplicemente irricevibili e irrispettose della dignità dei nostri imprenditori. Un eccesso di normazione e misure troppo restrittive rischiano oltretutto di generare sfiducia tra i consumatori e i turisti.Così, non funziona”.