C’era una volta una Formula 1 in cui i piloti rischiavano la vita ad ogni corsa e per questo erano autentici eroi. Jim Clark era uno di questi.
Lo “scozzese volante” morì il 7 aprile 1968 sul circuito tedesco di Hockenheim, in una gara di Formula 2. La categoria maggiore era infatti in pausa: Clark aveva dominato con la sua Lotus l’appuntamento inaugurale di Kyalami (Sudafrica) ed era il netto favorito per il Mondiale, ammesso che la vettura costruita da Colin Chapman, progettista sempre alla ricerca dell’innovazione più geniale, non lo tradisse come troppe volte gli era successo in passato.
Quello di Hockenheim, appuntamento a cui Clark decise di partecipare all’ultimo momento, doveva quindi essere una sorta di allenamento in vista del Mondiale, che sarebbe ripreso il 12 maggio in Spagna.
Ma le condizioni meteo resero quella gara una lotteria mortale: con la pioggia della notte la pista era ricoperta da un velo d’acqua e la presenza degli alberi a ridosso di un tracciato velocissimo come Hockenheim erano una minaccia quantomai reale. In più Clark montava gomme Firestone, che secondo gli addetti ai lavori dell’epoca non fornivano alcuna garanzia sotto la pioggia.
Appena iniziato il quinto giro, la Lotus andò fuori pista, sfondò la recinzione e si schiantò contro un albero. La monoposto si spezzò in due parti, il pilota morì praticamente sul colpo. La leggenda di Clark terminò beffardamente in una giornata che ricordava il clima della sua Scozia. Freddo, plumbeo, piovoso.
La sua morte scioccò l’universo delle corse e fece il giro del mondo: la mancanza di immagini dell’incidente e la violenza dell’impatto (almeno 250 km/h) non permisero un’attendibile ricostruzione delle cause dello schianto.
Si susseguirono le ipotesi più strampalate: un colpo di vento, un bambino che attraversò la pista, lo spegnimento improvviso del motore. Le ipotesi più probabili riconducono alla lenta foratura di una gomma e al cedimento di una sospensione. Secondo l’unico testimone oculare, la macchina non cambiò mai direzione e si spaccò all’altezza dell’abitacolo: è tutto quello che si sa sull’incidente, il resto è alimentato dal mito.
La Formula 1 perse non solo un due volte campione mondiale, ma una vera e propria leggenda. All’altezza di Senna, Schumacher, Prost, Hamilton, Ascari, Nuvolari, Fangio, Lauda, Stewart. Uno dei più grandi piloti di tutti i tempi.
Due volte campione del mondo
James Clark Jr., detto Jim (era nato il 4 marzo 1936) è considerato uno dei migliori piloti di Formula 1 di tutti i tempi. Lo scozzese, campione nel 1963 e nel 1965, totalizzò 25 successi in Formula 1, a cui si devono aggiungere 18 Gran Premi non titolati, 32 podi e 33 pole position.