A distanza di un anno la Provincia di Verona ha inviato una nuova diffida per gli odori provenienti dall’azienda Italpollina di Rivoli Veronese. La decisione dell’Area Ambiente segue le indagini effettuate da Arpav da inizio aprile che individuano alcune problematiche potenzialmente alla base delle emissioni segnalate da alcuni cittadini alla stessa Agenzia Regionale.
Nel provvedimento firmato nei giorni scorsi la Provincia ha richiesto alla ditta di fornire ogni 15 giorni i dati quotidiani relativi alle acque utilizzate dal sistema di abbattimento degli odori, ha ricordato di eseguire il ricambio idrico del sistema ogni tre giorni e di fornire i dati di magazzino e le pezze giustificative circa i quantitativi di prodotti impiegati per abbassare le emissioni odorigene. Inoltre il Palazzo Scaligero ha invitato Italpollina a chiarire come siano state smaltite le acque reflue prodotte nel periodo di sospensione dello scarico imposto da Azienda Gardesana Servizi dal 6 al 23 aprile e dal 30 aprile di quest’anno.
Acque per le quali, dagli accertamenti eseguiti da Arpav e da Azienda Gardesana Servizi – sulla base dei dati disponibili sull’apporto idrico prelevato, trattato, rimesso nel sistema, scaricato e smaltito dall’azienda – non è accertata la corretta gestione.
Sul tema, martedì, c’è stato un incontro tecnico tra Provincia, Arpav, Comune di Rivoli e Ags.
Oltre alla diffida, la Provincia ha avviato un nuovo procedimento per aggiornare e definire ulteriori eventuali prescrizioni per l’abbattimento delle emissioni odorigene. Competeranno al Comune di Rivoli, invece, la verifica della fattibilità urbanistica della copertura e chiusura della zona di scarico della pollina, l’ordinanza per lo smaltimento del rifiuto liquido contenuto nel bacino aerato (“laghetto”), nonché l’adozione dei provvedimenti in qualità di autorità sanitaria.
A maggio del 2020, durante un tavolo tecnico sul tema, lo stesso Comune di Rivoli aveva comunicato che la problematica appariva risolta e che alcuni odori, di entità e durata definite “tollerabili”, permanevano esclusivamente all’accensione dei forni dell’impianto. Perciò la Provincia, in seguito alle soluzioni poste in atto dalla ditta per eliminare il problema, aveva archiviato le precedenti diffide e il procedimento di revoca dell’Aua, l’Autorizzazione unica ambientale necessaria all’esercizio degli impianti.
Il mancato rispetto della nuova diffida prevede la revoca dell’Aua.
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