È veronese l’uomo che all’inizio del ‘900 fa muovere i primi passi all’aeronautica italiana.
Mario Calderara viene alla luce il 10 ottobre 1879. Da giovane, studia presso l’Accademia navale di Livorno. Nello stesso periodo, però, si appassiona al volo. Inizia, quindi, ad approfondire le sue conoscenze, imparando il più possibile anche sulle leggi dell’aerodinamica.
In quegli stessi anni i fratelli Wright cominciano i loro esperimenti di volo, riuscendo nell’impresa nel dicembre 1903. Calderara, ora ufficiale della Marina, viene a sapere delle loro gesta. Decide quindi di conoscere i due inventori. Con il tempo, questo rapporto si tramuterà in una profonda amicizia e collaborazione lavorativa.
Le invenzioni e il brevetto da pilota
Contemporaneamente, il giovane si cimenta nelle sue prime prove di volo. Poi, nel 1908, decide di trasferirsi in Francia, in quegli anni uno dei centri nevralgici dell’aviazione. Diventa quindi disegnatore e progettista per G. Voisin.
Tra il 1908 e 1909, Calderara lavora alla realizzazione di un biplano. Si tratta del primo velivolo a “elica trattiva”, ossia posta nella parte frontale del mezzo. A sovvenzionarlo è A. Goupy.
Calderara inaugura il nuovo mezzo l’11 marzo 1909, sorvolando Buc (Francia). Questa invenzione ha presto un notevole successo grazie alla sua velocità e compattezza. Sarà, inoltre, l’aereo maggiormente utilizzato nel primo conflitto mondiale.
Nel 1909 Calderara s’iscrive all’unica scuola civile italiana per piloti, appena istituita dal Club aviatori Roma a Centocelle (Roma). Il 10 maggio 1910 è la prima persona in Italia a ricevere il brevetto da pilota dall’Aero Club d’Italia.
Qualche mese dopo Calderara viene ingaggiato dalla Marina per lavorare a un nuovo velivolo. Questa volta si tratta di un idroplano, il primo mai ideato e prodotto in Italia. Il mezzo fa il suo volo di debutto l’8 giugno 1912, partendo dalla rada di La Spezia.
La guerra e il mondo degli affari
Quando scoppia la prima guerra mondiale l’ufficiale riprende il suo ruolo all’interno della Marina. Tuttavia, la sua competenza relativa all’aeronautica non passa inosservata. Infatti, nel 1917 viene chiamato a gestire una scuola per piloti da poco inaugurata nei pressi del lago di Bulsena, vicino a Roma.
A frequentare questo centro sono degli ufficiali della Marina statunitense. Grazie al suo ottimo lavoro all’interno della scuola, Calderara ottiene l’”American Navy Cross” dalla Marina americana. I suoi rapporti con gli USA continuano pure dopo la fine del conflitto e la chiusura della scuola. Infatti, nel 1923 si reca a Washington come addetto aereonautico dell’Ambasciata italiana.
Nel 1925, invece, Calderara ritorna a Parigi. Qui lavora come rappresentante di varie aziende statunitensi specializzate in motori per velivoli e pannelli di strumenti di volo. 14 anni dopo sceglie come casa ancora una volta l’Italia. Questo anche per le difficoltà create dall’imminente inizio della seconda guerra mondiale.
Calderara viene a mancare il 16 marzo 1944, a Roma. Muore sommerso da gravi problemi finanziari e con la salute debilitata dal fumo.