Argentina 1985 (2022 – Amazon Prime Video)
Presentato in concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia, Argentina 1985 prende le mosse dalla vera storia del processo costruito contro tutte quelle alte cariche militari che, a seguito del colpo di stato argentino del 1976, avevano governato il paese fino al 1983, anno nel quale le elezioni furono vinte da Raùl Alfonsin, nuovo capo del governo democraticamente eletto dopo 8 anni di dittatura. Uomo sotto i riflettori all’epoca fu il procuratore Julio César Strassera, chiamato a raccogliere prove incriminanti contro i militari e a portare avanti la lotta per il nuovo Stato democratico durante il processo.
Drammaticissimo racconto storico opportunamente venato di brillante ironia, il film di Santiago Mitre fa vivere su schermo una delle pagine più buie della storia del ventesimo secolo attraverso una narrazione serrata, una scrittura accuratissima e un cast capace di raccogliere alcune tra le più grandi stelle del cinema sudamericano; uno su tutti, Ricardo Darin, qui nei panni di uno Strassera carismatico, deciso e dotato di un animo tanto appassionato quanto quello di Peter Lanzani, aka Luis Moreno Ocampo, neo-avvocato capace col suo ardore di radunare una folla di giovani appassionati di giurisprudenza, pronti a dare una mano alla causa democratica. Se la struttura narrativa si assesta sul classico modello della ricostruzione storica, particolarmente efficace e ben riuscito è l’espediente del racconto della vita famigliare del procuratore: moglie e figli dell’uomo vengono infatti rocambolescamente coinvolti nello sviluppo del processo creando situazioni comiche, messe in scena con quella leggera maestria capace di conquistare lo spettatore. Uno dei migliori film del 2022.
Siccità (2022 – Amazon Prime Video)
Presentato fuori concorso alla 79ª Mostra del Cinema di Venezia, con Siccità il regista livornese Paolo Virzì torna a osservare e raccontare l’Italia nella sua viva e umana contemporaneità attraverso una storia post-apocalittica.
In una Roma devastata da una siccità triennale e da uno strano e fatale morbo del sonno, l’aria che si respira è putrefatta, rancida di sporcizia e calore, così come sfilacciati e malati sono i rapporti tra gli esseri umani che percorrono le strade della città: un ex autista di auto blu, un criminale che sogna di non uscire più dal carcere, un attore fallito, una dottoressa in prima linea e tanti altri sono i rappresentanti di quest’umanità disperata attorno al quale ruota l’intero film, che oltre a citare dichiaratamente la recente crisi pandemica si azzarda a fare un’ironia – amarissima – su quello che sembrerebbe un irrevocabile processo di degradazione dell’esistenza umana così come la conosciamo.
Aggirando abilmente il rischio didascalismo, il film di Virzì si inserisce dunque diritto nel genere della commedia nera, affidando la sua opera a un cast di prim’ordine (Valerio Mastandrea, Silvio Orlando, Emanuela Fanelli) e costruendo dialoghi e situazioni narrative tanto brillanti e desolanti quanto incredibilmente vicini alla nostra realtà contemporanea.
Maria Letizia Cilea