“Quanto denunciato nel fine settimana a Borgo Trento è gravissimo, un ospedale di riferimento nazionale deve avere un’organizzazione in grado di affrontare le emergenze. I troppi accessi al Pronto soccorso diventano inevitabili se mancano i medici di famiglia a fare filtro e prevenzione, un problema ben lontano dall’essere risolto: in Veneto sono ben 562 le zone carenti, di cui oltre 120 in provincia di Verona”.
La consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, vicepresidente della commissione Sanità, va all’attacco su quanto accaduto nel weekend al nosocomio veronese, con pazienti lasciati per giorni sulle barelle nei corridoi in attesa che si liberassero posti letto.
“La pandemia, con la chiusura di reparti ‘convertiti’ all’assistenza di malati Covid e la recente e doverosa sospensione di sanitari ‘no vax’, ha aggravato un quadro già molto critico. Lo scorso mese abbiamo presentato una mozione chiedendo alla Regione, oltre ad attivarsi con il Governo visto che serve un intervento nazionale, di investire maggiori risorse proprie per incentivare la professione nelle zone disagiate, le forme associative e, ancora, un lavoro usurante come quello del Pronto soccorso”.