Che cosa sta accadendo all’Inter di Simone Inzaghi?
Non se lo chiedono solo i tifosi interisti o gli osservatori esterni, ma è anche e soprattutto una domanda che si pongono in società, dove Giuseppe Marotta e Piero Ausilio proseguono i colloqui quotidiani con l’allenatore per trovare il modo di uscire dalla crisi.
Tre partite perse in sette giornate sono un’enormità, soprattutto se pensiamo che nello scorso campionato, l’Inter ne ha perse quattro in tutto.
Tuttavia ad allarmare non sono solo gli effetti, ma anche le cause. La difesa, da muro che era, si è sbriciolata (e de Vrij è il più colpevole del trio che ingloba anche Bastoni e Skriniar). A centrocampo sono venuti meno la capacità di costruzione di Brozovic e il dinamismo di Barella, mentre sulla fascia sinistra nessuno è come Perisic, ceduto al Tottenham, tantomeno Gosens.
Davanti Lautaro non segna più con le stessa frequenza e Lukaku ha patito un infortunio che lo ha tenuto fuori per troppo tempo.
Se a questo aggiungiamo alcune scelte discutibili di Inzaghi (un paio di sostituzioni con l’inserimento di Gagliardini) o i cambi quasi obbligatori quando un calciatore è ammonito (due, per esempio, con l’Udinese, al 30’ del primo tempo), abbiamo il quadro chiaro del disagio interista.
A mio giudizio, però, uno dei problemi più seri e finora insoluti è il sistema di gioco. Io non credo a quelli che dicono che si tratta solo di numeri. Anzi, si tratta dei calciatori dislocati sul campo che si muovono secondo precise coordinate. Il 3-5-2, per me, è superato come minimo dal 3-4-3 di Giampiero Gasperini o dal 4-3-3 di Luciano Spalletti. Gasperini, infatti, difende a sistema puro (uno contro uno) e Spalletti fa lo stesso con i centrali di difesa Inzaghi, al contrario, non solo ha tre marcatori contro due punte centrali, ma spesso vi aggiunge i due esterni bassi. Questo toglie la possibilità di attaccare con tanti uomini. Si dirà: anche Conte giocava così ed è vero. Ma la capacità di quella squadra era di rovesciare in fretta il fronte del gioco, mettere palla lunga sulla certezza-Lukaku e salire almeno con l’esterno di destra. Per nulla elaborata, era una manovra che sfruttava gli spazi della ripartenza.
Conte, poi, aveva dato alla squadra tutta un’altra intensità, per esempio nel pressing, estremamente coordinato, frutto della dura preparazione precampionato. L’Inter di Inzaghi, al contrario, va a rimti lenti, perde spesso i contrasti ed è in difficoltà quando si tratta di giocare perchè i movimenti senza palla sono praticamente inesistenti.
Una parte della critica è convinta che l’Inter sia anche in crisi fisico-atletica, ma io mi rifiuto di pensarlo. Poca o tanta che sia stata la preparazione, bene o male la si sia fatta, la si può perdere sul medio-lungo periodo, non all’inizio. Quando, anzi, non si è lardellati dai carichi di lavoro.
Chi, infine, dice, che la soluzione sarebbe quella di esonerare Inzaghi ignora due fatti: che l’Inter non ha i soldi per pagare due allenatori di primo livello e, soprattutto, che manca un’alternativa vera e di pronto inserimento. Tuchel è bravo, ma costa e, per ora, ha deciso di aspettare.