“La correlazione tra inquinamento e coronavirus al momento è solo un’ipotesi e non è ancora dimostrata empiricamente”. E’ l’obiezione sollevata dal movimento ‘Biologi per la scienza’, un gruppo di professionisti del settore nato nel 2018, allo studio della Società italiana di medicina ambientale di qualche giorno fa che invece sosteneva il contrario. Come stanno le cose?
Per prima cosa, sottolineano gli esperti di biologia, l’articolo dei ricercatori della Sima è un Position paper, ovvero un articolo per lo più di ipotesi e opinioni, che “non si trova su riviste scientifiche”. Questo cosa significa in pratica? “Che è stato pubblicato senza che altri scienziati lo abbiano letto e dichiarato idoneo alla pubblicazione”, rispondono Giovanni Schiesaro, Gianluca Masella e Riccardo Spano di Biologi per la Scienza.
E rispetto all’obiezione che l’inquinamento non sia l’unico fattore causale del maggior numero di casi in Lombardia? “Sicuramente possono esserci più cofattori ma tra questi non tanto la densità della popolazione o il fatto che in questa regione ci siano più scambi commerciali e un maggior movimento di persone. E’ più probabile che giochi un ruolo determinante il fatto che proprio qui ci siano i massimi livelli di inquinamento italiano e quindi le popolazioni che vi risiedono presentano già di base maggiori fragilità e patologie del sistema respiratorio e dell’apparato cardiocircolatorio”.
“Si tratta di tre neolaureati in cerca di pubblicità e non credo che abbiamo qualifiche tali da potersi permettere di mettere in discussione le posizioni delle società scientifiche e delle prestigiose università di Bologna e di Bari che hanno redatto il documento”, dichiara Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine. “Noi prendiamo le distanze da queste dichiarazioni e ci atteniamo a quanto sostengono le società scientifiche e le università coinvolte, tanto più che spesso abbiamo lanciato allarmi sui danni a breve e a lungo termine che l’inquinamento può arrecare alla salute. Del resto, anche basandosi sui dati Istat sul numero di decessi per polmonite da sempre registrati in queste aree del paese – prosegue D’Anna – nulla di più probabile che un contesto così inquinato possa essere un ambiente favorevole alla diffusione di certe patologie e anche di questo virus”.