Luciano Re Cecconi, un nome che non dice granché ai ragazzi di oggi, ma per coloro che hanno vissuto la serie A degli anni 70 è un nome che non può passare inosservato. Per quello che ha fatto in campo, ma soprattutto per il modo misterioso con cui ha perso la vita.
L’EPISODIO risale al 18 gennaio del 1977 quando il centrocampista della Lazio insieme a due amici, di cui uno profumiere, si recò nella gioielleria di Bruno Tabocchini per consegnare dei campioni di profumi, salvo poi essere colpito in pieno petto da un colpo di pistola sparato dal proprietario del negozio, perdendo così la vita. La versione che venne rilasciata subito dopo il fatto fu che Re Cecconi avesse per scherzo messo la mano nella giacca gridando: “Fermi tutti, questa è una rapina”, ma in una ricostruzione di diversi anni dopo si sostiene che in realtà il calciatore non avesse fatto nulla per fare intendere che potesse essere una rapina, addirittura si pensa che lui non abbia mai parlato in quella sua ultima sfortunata occasione. Ma allora dove sta la verità? Ancora resta un mistero, quello che è certo è che il gioiellerie Bruno Tabocchini fu processato con l’accusa di “eccesso colposo di legittima difesa” 18 giorni dopo aver sparato a Luciano De Cecconi, salvo poi essere assolto per “aver sparato per legittima difesa putativa”.
LA CARRIERA di Luciano De Cecconi comincia nell’oratorio di Sant’Ilario Milanese vicino a Nerviano, il suo paese Natale. L’avventura nei professionisti parte dalle due stagioni in serie C con la Pro Patria e dal campionato di serie B disputato con il Foggia dove riesce a raggiungere la promozione in serie A con 14 presenze e 1 gol. Dopo una buona annata nel massimo campionato da regista sempre con la maglia della società pugliese, il suo mentore, Tommaso Maestrelli, lo volle con sè alla Lazio. Con i biancocelesti giocherà il resto della sua carriera tra alti e bassi: nei primi anni a Roma fu uno dei leader del centrocampo laziale riuscendo in due anni a vincere anche lo scudetto 73-74. Re Cecconi era anche un calciatore della Nazionale maggiore italiana, con la quale partecipò ai Mondiali del 1974 in Germania Ovest, oltre a disputare numerose amichevoli con la maglia azzurra.
IL NOME Luciano Re Cecconi deve il suo cognome ad un episodio capitato ai suoi antenati quando ricevetterò la visita del Re Vittorio Emanuele II. Il quale dopo aver apprezzato la buona cucina locale, decise di lasciare un dono singolare e duraturo nel tempo, ovvero concesse ai locali di poter mettere la parole Re prima dei propri cognomi. Da qui al posto di essere Luciano Cecconi divenne per eredità del riconoscimento stampato, Luciano Re Cecconi: “È una ricchezza che il mondo non potrà mai portarmi via”, dichiarò il centrocampista in un’intervista.
LE DOMANDE su questo caso sono ancora , dopo quarant’anni, tante e senza risposta: perché ha finto una rapina? Perché Bruno Tabocchini dovrebbe aver sparato se Re Cecconi aveva il volto scoperto e se non conosceva la vittima? E ancora di dubbi ne restano e ne resteranno: l’unica certezza è che tutti coloro che conoscono questa storia hanno una propria idea dell’accaduto. Quello che manca, come spesso accade in queste circostanze è la chiarezza dei fatti, che forse nessuno avrà mai.
Giovanni Miceli