Oggi siamo abituati a pensare all’immaginazione come alla capacità di costruire scenari inesistenti, di progettare il futuro, in modo non necessariamente realistico; tendiamo, inoltre, ad attribuire questa caratteristica, in senso positivo, ai bambini, implicitamente sostenendo che col passare dell’età essa vada spegnendosi, a favore dell’emergere di una prospettiva più realistica.
L’immaginazione, tuttavia, rimane qualcosa che, nella mentalità comune, non è precisamente definibile. Vale la pena notare che non è sempre stato così, anzi. Nel corso dei secoli, a partire quantomeno dalla filosofia greca con Platone e soprattutto Aristotele, ma in modo sensibile tra Medioevo e prima età moderna, l’immaginazione ha assunto un ruolo centrale nell’indagine sulle facoltà dell’anima umana e, a tutti gli effetti, sui suoi poteri, anche magici.
Se oggi noi faticheremmo, forse, a fornire una definizione di anima, nell’età premoderna e moderna le definizioni erano, al contempo, ben definite nel loro bagaglio concettuale e lessicale, e divergenti quanto alla valutazione di caratteristiche fondamentali, quali la mortalità o l’immortalità. In questo contesto, l’immaginazione viene considerata, tra le varie facoltà dell’anima (come la sensazione, la ragione o l’intelletto), una facoltà mediana, che, aristotelicamente, riceve il contenuto recepito dai sensi e lo elabora, preparandolo alla considerazione pienamente intellettuale: di fatto, essa spoglia il contenuto della sensazione di tutte le istanze circostanziate dalla materialità e dal vincolo che i sensi hanno con l’esperienza immediatamente data. Tuttavia, anche e soprattutto per questa sua natura media, l’immaginazione diviene un legame tra la dimensione corporale e quella spirituale, fungendo da vincolo e da snodo che permette all’uomo, secondo diversi filosofi medievali e moderni, di operare sul mondo. L’immaginazione creatrice, attiva, sarebbe, secondo alcuni, capace di imprimere in oggetti adeguatamente preparati delle immagini e degli influssi – sulla cui natura ci furono molte discussioni –, generando effetti magici e/o miracolosi. Spiegazioni di questo tipo, va notato, servirono ad alcuni anche per spiegare fenomeni riportati dalle fonti sacre o afferenti a miracoli compiuti da santi: si tratta di una spiegazione accettabile, ad esempio, per le stimmate di San Francesco, frutto dell’intensità della devozione che, per mezzo della fantasia, produce risultati che oggi definiremmo psico-somatici. Questo, naturalmente, si accompagna anche alla valutazione dei rischi connessi a un potere come quello dell’immaginazione, che, afferendo anche all’ambito emotivo, deve essere messo sotto controllo, in modo da evitare reazioni incontrollate.
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