Lo chiamavano “Pantofola”, era stato Valentino Fioravanti a dargli quel soprannome. Perchè Mazzanti sembrava “giocare in pantofole”, lento che sembrava non arrivare mai e invece faceva arrivare il pallone. E quando serviva, lo trovavi sempre.
Come successe a Terni, 25 giugno 1975, esattamente 45 anni fa. Verona-Catanzaro, spareggio per tornare in serie A. Caldo. Tremila veronesi arrivati a Terni chissà come, tra macchine, treni, pullman. Ma forse, c’erano diecimila arrivati dalla Calabria, immaginate la bolgia.
Caldissimo. E un Verona che pareva già cotto prima di cominciare. Gigi Mascalaito, che di quel Verona aveva raccolto l’eredità di Cadè, esonerato da Garonzi dopo lo 0-2 di Novara, si guardava intorno perplesso. “Ci fasso zugar?” si chiedeva. “Mister, mi lasci fuori” lo supplicava Mazzanti, che più di altri soffriva il caldo e che in allenamento era, se possibile, ancora più lento del solito. Il “Masca” prese carta e penna, fece due ragionamenti e concluse tra sè: ”I più forti li devo comunque mandare in campo. Partite così le vinci con qualche colpo da campione”.
Come i colpi di “Pantofola”. Più o meno a metà primo tempo, prese palla, puntò dritto verso la porta, evitò con un tunnel “leggero”, delizioso, il libero Vichi, poi infilò il portiere in uscita: 1-0. Il resto lo fece il cuore, le parate di Porrino, nonostante un paio di errori di Zigogol, che poteva chiudere il match. Ma che importa? Il Verona era in A. Nel segno dell’indimenticabile “Pantofola”
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