Sei anni fa, come oggi. Sei anni fa, sembra ieri. E l’Hellas
ricorda. Non può dimenticare l’uomo che ci mise la faccia
senza paura di perderla. Giovanni Martinelli si arrese il 15ottobre del 2013 alla malattia che lo aveva colpito. Si arrese dopo una lunga lotta, senza mai rinunciare a inseguire i suoi sogni. Il più grande era l’Hellas. L’aveva “ereditato” dal conte Arvedi, quando incombeva l’ombra di un altro fallimento.
Squadra a pezzi, conti in rosso, banche con gli sportelli chiusi. E Martinelli fa il grande L’acquista, per un po’ accarezza l’idea di una fusione col Chievo, poi rinuncia, va da solo incontro al destino. Il primo anno è una delusione incredibile. L’Hellas di Remondina “sbaglia” l’ultima partita, col Portogruaro, in casa, Bentegodi gremito. Perde. Va ai play off. Via Remondina, ecco Vavassori. La B resta un miraggio. L’anno dopo, ecco Giannini. Non funziona neppure il Principe.
E allora, ecco Mandorlini. Sembra un ripiego, sarà un trionfo. Tra Martinelli e Mandorlini nasce un’intesa che è prima di tutto umana. Il Verona va ai play off e conquista la B. Il resto, è persino troppo facile da ricordare. “Perdemmo la A, il primo anno, per colpa di Massa, ai play off col Varese” ricorda amaro Mandorlini. “La conquistammo al secondo colpo. Era un premio soprattutto per il presidente. Il Pres, come lo chiamavo, ha dato molto di più di quanto ha ricevuto. E’ giusto volergli bene. Resterà dell’Hellas”. Firmato Andrea Mandorlini. Ma sotto ci sono le firme di un’intera città.