Non solo una foto, ma il poster di un’epoca che non c’è più. Quando le maglie erano queste, semplici e belle. Senza sponsor. Senza scritte. Senza “disegni” troppo originali e non sempre azzeccati. Blu con bordi gialli o gialle con bordi blu. E che cavolo, quelli sono i colori, dove vogliamo andare? Erano i tempi in cui una muta durava un anno intero, “…se ne perdevamo una, Saverio ci faceva neri” scherza sempre Zigoni. “Io ne avrei date via a migliaia, ma allora ne avevi una e durava per tutta la stagione”.
Erano gli anni in cui andare a San Siro (come nella foto) voleva dire “…mettersi l’elmetto e sperare che ti capitasse una palla buona”, sorride Luppi. “Allora era così, non potevi pensare di andare a giocartela, anche se quella squadra era proprio forte. Ve lo dico io”.
Era forte sì, quel Verona. Basta guardarli, hanno “facce da giocatori veri”. C’è Zigo, poi il mastino Logozzo, Superchi di grigio vestito, Spinozzi rivoluzionario, il tedesco Bachlechner, capitan Ciccio con tanto di fiori. In basso, il libero Negrisolo, il fosforo di Maddè ed Esposito (pensate che centrocampo, assieme a Mascetti), il gondoliere Trevisanello e Luppi “spalla di Zigoni”.
In panchina, zio Uccio Valcareggi. Impossibili da dimenticare, come i favolosi “anni 70”.
“Giocavamo per la salvezza, ma la gente ci voleva bene” osserva Livio Luppi. “E anche oggi, ogni volta che vengo a Verona avverto lo stesso affetto. Vuol dire che qualcosa abbiamo dato a questa maglia, che resta la più bella della mia carriera”.
E quella, resta una squadra senza tempo, che continua a giocare nel cuore della gente…