Gentile direttore, sono un appassionato telespettatore affezionato alla Rai ma non solo. Sono sorpreso e dispiaciuto che ogni volta che cambia un governo ci sia l’assalto alla Rai. Mi domando perché e che cosa si pensi di ottenere con la conquista delle poltrone in un momento in cui l’offerta televisiva è diventata molto ampia. Mi auguro che comunque i politici che vogliono conquistare reti e telegiornali tengano conto anche delle esigenze dei telespettatori che dalla televisione di Stato si aspettano contributi interessanti, occasioni intelligenti di svago, proposte culturali.
Carlo Rossetti
Signor Rossetti lei tocca un tasto molto delicato e importante per l’informazione in questo Paese da un lato e per l’evoluzione dei mezzi di informazione televisivi dall’altro.
Lo spettacolo al quale stiamo assistendo con il tentativo della politica di occupare tutte le posizioni possibili nelle tre reti Rai più quelle collegate (Rainews24 e così via) lascia francamente perplessi. Non è un caso che stiano andando via dalla Rai figure di primo piano, che possano essere simpatiche o meno, per approdare a emittenti nelle quali ritengono di sentirsi più liberi e autonomi.
Credo che quando Lucia Annunziata dice che il Governo vuole trasformare la Rai nell’Istituto Luce del Ventennio usi un’iperbole e come tale sia una immagine eccessiva.
Ma c’è un precedente che preoccupa: Trump quando divenne presidente degli Stati Uniti decise di puntare solo su una televisione, la Fox facendola diventare la tv del presidente. La sua voce. Lì veniva diffusa la sua verità. Tutte le altre tv (e giornali) diffondevano solo “punti di vista”. E quello del presidente vince sempre. Non è stata una bella stagione per l’informazione. Rischiamo questo in Italia? Oggi la Rai non ha il monopolio dell’informazione televisiva. Per fortuna. Non solo esiste Mediaset, ma anche La7, Discovery, decine di televisioni minori e private per non parlare della piattaforme, da Sky a Disney Channel, da Amazon prime a Netflix. Possiamo guardare la televisione a prescindere dai canali Rai. Basta vedere i dati di ascolto per averne conferma.
Non siamo più ai tempi di Biagio Agnes, mitico direttore generale della Rai, che voleva imporre e controlalre tutto, anche se va detto che la qualità della televisione di Stato di quei tempi oggi ce la sogniamo. Però all’epoca era questa l’unica offerta possibile per il telespettatore.
Per questo tanta cupidigia nell’accaparrarsi oggi poltrone Rai come se questa fosse l’unica televisione esistente suona un po’ antistorica.
Forse è solo una corsa al potere personale.