Sono circa 40 anni che si discute sul futuro di un’area, la Marangona, di circa 1 milione e mezzo di metri quadrati a sud est del Centro di Verona, in gran parte di proprietà del Consorzio Zai.
In Corte Alberti dovrebbero sorgere quattro corpi edilizi per una superficie coperta di 80 mila mq, per ospitare il centro per lo smistamento delle merci, l’ecommerce, le strutture per l’innovazione e la ricerca e le piattaforme logistiche. Verranno realizzati capannoni per magazzini e uffici, su una superficie coperta di 72.000 mq.
La storia della Marangona, un antico centro di attività agricole, con corti rurali che ricordano la passata economia locale basata sul settore
primario, è il primo dei tre fattori che invitano a ripensare al totale cambio d’uso di una così ampia e
fertile zona agricola. Il secondo riguarda il consumo di suolo agricolo che, dall’Europa sino alle Amministrazioni comunali, tutti dichiarano di voler bloccare. Nel 2020, la provincia di Verona è stata la seconda nel Veneto per consumo di superficie agricola, con 41.199 ettari; e il comune, con circa 5.642 ettari di suolo consumato, è risultato il secondo capoluogo veneto, dietro a Venezia e davanti a Padova. Se la posizione della Marangona, facilmente collegabile con l’autostrada, l’aeroporto e la ferrovia, risulta preziosa per la logistica, per lo smistamento delle merci, per l’innovazione e la ricerca, si intervenga in un solo comparto e si mantenga la destinazione agricola per tutto il resto. Per tutti questi motivi, ritengo che la Marangona non possa e non debba essere progettata solamente in relazione del Quadrante Europa, ma inserita organicamente in un piano complessivo del territorio veronese.
Giorgio Massignan