L’ESEMPIO DI PEDROLLO LA TEZENIS SOGNA, L’HELLAS SPROFONDA

Ci sono due modi di fare sport per un presidente di una società. Il primo si basa sulla programmazione, sull’ingaggio di uno staff all’altezza (dalla gestione tecnica a quella della comunicazione), sull’ambizione, sul rispetto della città e dei tifosi. Il secondo, invece, è in balìa dell’improvvisazione, con tutto ciò che ne consegue. Gian luigi Pedrollo, imprenditore di successo e patron della scaligera basket, e Maurizio Setti, manager d’azienda capace pur con un curriculum diverso e numero uno del Verona, sono i due lati della medaglia dello sport gialloblù. Il primo, che con il basket non è che ci guadagni un granché, anzi, da qualche anno con la Tezenis ha messo nel mirino la promozione in A1 e lo ha fatto con lungimiranza e serietà. L’anno “giusto” per il passaggio di categoria sarebbe stato il prossimo, in base ai suoi piani. Eppure, dato che quest’anno la squadra stava andando piuttosto bene e c’erano (e ci sono) speranze concrete di realizzare il sogno con 12 mesi d’anticipo, prima dei playoff (la Tezenis è appena passata ai quarti dopo aver sconfitto due volte di fila Casale a domicilio) ha deciso, con uno sforzo economico non indifferente, di ingaggiare il due volte campione Nba Sasha Vujacic per dare ulteriore qualità alla rosa. Il finale è tutto da scrivere, ma a Pedrollo nessuno potrà rimproverare di non averci provato. Non ha sperperato: ha investito, non ha mai fatto il passo più lungo della gamba, ma quando è stato il momento ha compiuto un sacrificio per amore della società che presiede. Setti, invece, dopo essersi presentato alla città come il salvatore della patria e aver riportato subito l’Hellas in A sembra aver tirato i remi in barca. Gli va dato il grande merito di aver riportato il grande calcio a Verona: chi si sarebbe mai aspettato l’ingaggio di pezzi da novanta come Toni e Saviola? Eppure da ormai due anni l’imprenditore carpigiano non ne azzecca più una: citiamo solo la cacciata del direttore sportivo Sogliano, i casi Pazzini e Cassano, l’ingaggio e la strenua difesa di Pecchia, idem per Grosso. Nemmeno ai tempi di Pastorello la tifoseria era così disamorata della squadra. Il Verona rischia di non entrare nemmeno nei playoff, ed è una bestemmia per una società che la scorsa estate, come premio per la mesta retrocessione, ha incassato più di 20 milioni di paracadute (un altro bel gruzzolo finirà nelle casse in caso di permanenza in B al termine di questa stagione). Pedrollo e Setti sono agli antipodi nella gestione delle proprie aziende sportive. E il clima che si respira all’Agsm Forum e allo stadio sono la cartina di tornasole: da una parte entusiasmo, famiglie e divertimento. Dall’altra, ormai, desolazione e seggiolini vuoti.