L’emergenza casa non dà tregua. Una situazione di emergenza Nel Veronese ci sono 92mila appartamenti sfitti privati. Per la Cisl, che ha lanciato una proposta per interventi strutturali, siamo di fronte a un mercato bloccato da un’offerta che propone canoni di affitto troppo elevati. Numerosi sfratti programmati

L’emergenza abitativa a Verona non dà tregua. Vanno rafforzate le politiche a essa relative, va avviata un’indagine integrata che fotografi la situazione e va aperto un tavolo tecnico specifico. È la ferma proposta di Sicet Cisl Verona. La situazione emergenziale rischia di produrre effetti pesanti e negativi sulla coesione sociale. Per Giampaolo Veghini Segretario Cisl Verona e Franco Scinico Segretario Sicet Cisl Verona “è quindi necessaria e urgente l’attivazione di un Tavolo specifico di confronto sull’insieme delle politiche abitative. Possono essere coinvolti i diversi soggetti di rappresentanza istituzionale perché possano valutare, individuare e programmare risorse, misure e interventi per sostenere le ormai innumerevoli situazioni di disagio economico e sociale e per dare risposte efficaci alla domanda inevasa, crescente e diversificata di alloggi a costi sostenibili, diffusa in tutta la provincia”. Nel veronese ci sono 92mila appartamenti sfitti privati. Ma da un lato per la mancanza di una politica abitativa seria, dall’altra per una certa discriminazione nelle dinamiche di affitto, diverse persone partono svantaggiate. Oltre alle iniziative pubbliche promosse e gestite dagli enti ATER e AGEC, vi sono state diverse vicende più di stampo rivendicativo e vertenziali. Ma manca, secondo i sindacati, una vera politica territoriale per la gestione del problema abitativo e rimane l’enorme difficoltà di trovare un’abitazione per lavoratrici e lavoratori, persone non autosufficienti, anziani, giovani coppie, ragazze madri, cittadini stranieri e da alcuni anni anche studenti fuori sede. Il mercato è bloccato da un’offerta che propone canoni di affitto troppo elevati, da un forte spostamento verso il segmento degli affitti turistici a breve termine che ha ridotto ulteriormente l’offerta provocando un rialzo dei prezzi tipico delle città d’arte, e da una forte riluttanza ad affittare le proprie abitazioni disponibili. Il costo degli affitti costituisce sempre più un fattore determinante di impoverimento ed esclusione sociale. Il mancato ampliamento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e il recupero di quello sfitto da riassegnare, indispensabile per ammortizzare la crescente domanda di abitazioni per i ceti più poveri, ha peggiorato ancora di più la situazione. L’attuale contesto è aggravato dai numerosi sfratti programmati o in esecuzione, di cui molti per morosità incolpevole, che interessano i soggetti più fragili della popolazione. L’incremento del lavoro povero e precario, il forte aumento dei prezzi e tariffe, l’inflazione ancora molto alta, stanno riducendo il reddito ed erodendo il potere d’acquisto di tanti nuclei familiari che non sono più in grado di sostenere le spese relative a canoni di affitto, bollette, spese condominiali, tanto meno di poter accedere al mercato privato della casa. La proposta. È improrogabile programmare misure e interventi strutturali idonei a soddisfare la crescente domanda inevasa di edilizia residenziale pubblica e sociale e di alloggi disponibili sul mercato privato a costi sostenibili. L’incremento e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, attraverso il recupero e la ristrutturazione di quello esistente e gli interventi di efficientamento energetico e rigenerazione urbana, rappresentano inoltre un’opportunità di rilancio delle attività produttive, in una prospettiva di sviluppo sostenibile del territorio sul piano ambientale e sociale. Il rafforzamento complessivo delle politiche abitative è strategico per uno sviluppo sostenibile e per l’inclusione, che richiede interventi immediati e programmati, investimenti e risorse adeguate alle crescenti esigenze abitative e all’evoluzione demografica, ambientale e sociale in atto.

E il Pd propone un patto territoriale. Per il diritto alla casa. A Verona ci sono 1.400 famiglie in attesa di un alloggio Erp 

Sabato 7 dicembre dalle 9.30 alle 12.30 in sala M15-E degli ex Magazzini Generali di via Santa Teresa 2 a Verona, il Pd veronese lancia una proposta di “Patto territoriale per il Diritto alla Casa” alla presenza degli enti e le associazioni civiche, economiche e sociali del territorio. “L’emergenza abitativa continua ad essere un problema prioritario per Verona. Essa non riguarda solo le fasce deboli della popolazione e gli immigrati, ma sta sempre più interessando i ceti medi e i lavoratori, diventando un serio ostacolo allo sviluppo economico e sociale della città” dicono Gianfranco Falduto, Responsabile Diritti, Casa, Associazioni e Terzo Settore del Pd Verona; Alessandra Salardi, Coordinatrice del Tavolo Casa PD Verona e Franco Bonfante, Segretario Provinciale PD Verona. “A distanza esatta di un anno dal convegno ‘Un Piano Casa per Verona’, il Partito Democratico di Verona lancia questa nuova iniziativa con la richiesta che l’amministrazione comunale assuma ruolo e funzione di cabina di regia coordinando una piattaforma di collaborazione con gli enti e le associazioni civiche, economiche e sociali del territorio allo scopo di unire risorse, competenze e visioni strategiche per affrontare il problema abitativo” precisano.

I NUMERI DELL’EMERGENZA. Sono circa 1400 le famiglie a Verona inserite nella graduatoria regionale in attesa dell’assegnazione di un alloggio ERP, e circa 600 quelle iscritte nella banca dati dell’emergenza abitativa di AGEC. Mentre sono circa 560 gli alloggi pubblici, di proprietà del comune di Verona, sfitti da riattare. A questi ultimi se ne aggiungono circa 170 di proprietà di ATER. Alle difficoltà del pubblico, si aggiunge il fenomeno della conversione di immobili residenziali privati in strutture ricettive (come B&B, locazioni turistiche o affitti brevi) sotto la pressione dei flussi turistici, il che riduce l’offerta di alloggi per i residenti permanenti, contribuendo all’aumento dei prezzi. C’è, inoltre, la ritrosia dei piccoli proprietari ad affittare: sono circa 17 mila gli alloggi privati a Verona, pari al 12,5% del patrimonio immobiliare cittadino, che vengono tenuti chiusi dai proprietari, in parte per la mancanza di risorse per riattarli, altri semplicemente per il timore di morosità da parte dei conduttori o per le lungaggini amministrative relative agli sfratti.

LE CONSEGUENZE SULLA CITTÀ. Sono sempre più numerosi i casi di lavoratori fuori sede che rinunciano al posto di lavoro per l’impossibilità di trovare alloggi in affitto a costi accessibili. Per questa via la città si preclude importanti opportunità di crescita e sviluppo. I giovani incontrano particolari difficoltà a trovare la prima casa a causa della precarietà del lavoro (contratti temporanei, lavoro con partita iva) e conseguente impossibilità di dare garanzie di solvibilità. Per i migranti si aggiungono in molti casi questioni di diffidenza e discriminazione che contribuisce ad allargare le sacche di disagio abitativo. “L’amministrazione comunale – è stato detto in conferenza stampa – non può gestire un problema così radicato e complesso e dare risposte risolutive, ma può farsi promotrice di un’azione coordinata tra tutte le forze sociali ed economiche presenti nel territorio, che partecipano con idee, risorse ed iniziative ad un progetto condiviso di sviluppo sostenibile della città che metta al centro l’abitare ed il diritto alla casa. Il Partito Democratico di Verona propone la creazione di un Patto Territoriale per il Diritto alla Casa, tra l’Amministrazione Comunale e le Istituzioni pubbliche e private, Enti e Associazioni Civiche, Economiche e Sociali. Un impegno formale a unire risorse, competenze e visioni strategiche per affrontare insieme il problema abitativo. Il Comune di Verona, in qualità di guida politica e amministrativa, ha il compito di creare le condizioni per questa collaborazione”.