E’ stato presentato nella sala consiliare del Municipio il progetto di formazione sanitaria “Diamoci una scossa, la rianimazione nella scuola”, realizzato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (AOUI) in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili del Comune di Legnago. Erano presenti all’evento l’Assessore alle Politiche Giovanili Orietta Bertolaso, il dirigente dell’Istituto Medici Stefano Minozzi, la dirigente del Minghetti Luisa Zanettin, il professore di scienze motorie Andrea Bellini del Liceo Cotta, il dirigente dell’Istituto Silva Ricci Stefano Fregni, la dirigente dell’Istituto Enaip Alessandra Malvezzi, alcuni alunni delle classi quinte che hanno partecipato all’iniziativa e altri in attesa di conseguire la certificazione. Inoltre a rappresentare l’AOUI c’erano il dottor Luca Dal Corso, ideatore del progetto e il dottor Simone Sebastiani, Referente del centro Italian Resuscitation Council. Il corso, rivolto a 100 studenti dell’ultimo anno dei suddetti 5 Istituti secondari di II° grado di Legnago, si sta svolgendo presso le scuole selezionate, è tenuto da istruttori specializzati, dura 5 ore (divise tra pratica e teoria) ed è stato finanziato dal Comune di Legnago, primo tra gli enti locali della provincia ad aver aderito al progetto costato 5.000 euro. Gli studenti ricevono una certificazione riconosciuta a livello italiano ed europeo nella gestione della disostruzione delle vie aeree e dell’arresto cardiocircolatorio anche attraverso l’utilizzo del DAE (Defibrillatore automatico esterno). Entusiasti i commenti dei ragazzi già certificati. Come Giada, 18 anni, per cui il corso “è stato un’opportunità che mi ha fatto crescere molto e che consiglio a tutti perché salvare una vita è meraviglioso”. Giovanni, animatore di Grest, 18 anni: “Essendo animatore a contatto con i ragazzini, grazie al corso se c’è un imprevisto ora so affrontarlo con una formazione adeguata. Ho poi capito che il lavoro dei medici non è una passeggiata ma una responsabilità” E infine Giovanni: “Ho avuto un’esperienza personale con uno dei miei nonni, malato di cuore: allora non ho potuto salvarlo, ma ora saprei cosa fare”.