In punta di piedi, come solo i grandi giocatori sanno fare. O meglio, col saltello alla Van Basten si diceva una volta, ora si preferisce dire alla Jorginho. E magari al neo campione d’Europa, quella freddezza gliela aveva insegnata proprio lui, ai tempi dell’Hellas. Juanito Gomez ha esordito così lunedì scorso, con un gol dal dischetto, nella prima vittoriosa amichevole della stagione. Ha scelto di tornare a Verona, in una città che prima l’aveva sedotto e poi abbandonato. Lasciandolo andare ad esplodere in quel di Gubbio sotto la guida di un Gigi Simoni, che per lui era come un secondo papà. Per poi riportarlo in riva all’Adige nell’era Mandorlini, e farlo diventare un simbolo nella storia del Verona, nonché uno dei giocatori più apprezzati dalla Curva Sud. Lui che nella sua carriera ha trafitto la Juventus diverse volte, arriva a 36 anni alla corte di un Legnago, diventato in fretta, si spera, solida realtà tra i professionisti. Contratto di due anni con opzione sul terzo in caso di salita in serie B, giusto per non lasciare nulla di intentato: “La serie C l’ho vinta dieci anni fa a Gubbio e non eravamo la favorita. Significa che in questo campionato tutto è possibile”, ha dichiarato Gomez, il giorno della presentazione. E se l’età passa per tutti, gli 11 gol messi a segno nella passata stagione e le attuali condizioni di salute dell’attaccante argentino, sono premesse che fanno sperare in un grande colpo. La professionalità che dimostra e l’esperienza che potrà dare alla squadra sono poi valori aggiunti, nel tentativo di un definitivo salto di qualità per il Legnago. E ben si sposano con la solida società del presidente Venturato, che anche in questo caso si è dimostrata consapevole delle proprie potenzialità: “Dopo il primo incontro avevo già deciso, perché la società ha voluto prima l’uomo e poi il calciatore, e questo non può che darmi molto orgoglio. Ha scelto ovviamente il numero 21 sulla maglietta, e a Legnago ritroverà anche Andrea Bellini, preparatore atletico con cui lavorò a lungo a Verona e che lui stesso definisce “una persona speciale”. Là davanti andrà a costituire un tridente davvero invidiabile per la categoria, con quei Buric e Lazarevic che già nel finale dello scorso campionato, sotto la guida di Colella, avevano ritrovato l’estro necessario per fare la differenza. E adesso con loro, c’è anche Juanito. Sognare si può…
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