In Veneto non è passata la legge sul suicidio medicalmente assistito per i malati terminali: è finita 25 a 25 la ‘conta’ dei voti, con la spaccatura della maggioranza di centrodestra guidata da Luca Zaia.
Ma è come se avessero ‘vinto’ i contrari alla norma sul fine vita, portata in Consiglio dall’associazione ‘Coscioni’ con 9mila firme.
Perchè Fratelli d’Italia e Forza Italia, grazie anche ad una defezione nel Pd, hanno fatto valere il loro veto sulla legge “di civiltà” per la quale si era speso in prima persona il governatore Luca Zaia, annunciando il proprio sì, ma lasciando libertà di coscienza ai suoi, un plotone di 30 consiglieri, tra Lega di Salvini e Lista del presidente. Derminanti sono state le 3 astensioni, due della Lista Zaia, ed una del Pd, la consigliera Anna Maria Bigon. La loro partecipazione alle operazioni di voto ha portato però a 26 la quota necessaria per il passaggio con maggioranza assoluta dei presenti, che non è stata raggiunta. Il Veneto, in caso fosse passata la legge, sarebbe stata la prima Regione a dotarsi di una normativa in materia. Il voto ha lasciato uno strascico di polemiche. Per Riccardo Magi e Corrado Cortese, rispettivamente segretario di +Europa e coordinatore veneto “Fdi, Fi e una pezzo di Lega fanno una battaglia politica contro Zaia e per il dopo Zaia sulla pelle di migliaia di malati e di famiglie che chiedevano solo che venisse disciplinata una legge che già c’è grazie alla sentenza della Corte Costituzionale. Una classe politica che ancora una volta, sempre la stessa da anni, cerca di impedire ai propri cittadini di essere Liberi fino alla fine. Una brutta pagina per il Veneto e per i suoi cittadini e per la loro libertà di scelta. Per le conte interne al centrodestra e con il contributo di una consigliera conservatrice del Pd, Anna Maria Bigon – hanno concluso – si è persa l’occasione di approvare una legge utile ai cittadini per l’esercizio di un diritto già riconosciuto”.
Di parere diametralmente opposto il consigliere Stefano Valdegamberi secondo il quale “la campagna pro-eutanasia iniziata in maggio con una mozione dei 5 stelle votata a larga maggioranza si è chiusa con la bocciatura di ieri. Il Veneto e l’Italia non vogliono diventare come l’Olanda e il Canada: la vita debole va aiutata e non soppressa. Ora si approvi subito il progetto di legge 222 su cure palliative, terapie antidolore e caregiver”.
Per la senatrice pentastellata Barbara Guidolin “la Giunta di Zaia ha, purtroppo, mancato l’opportunità di compiere una scelta democratica e di adattarsi alle evoluzioni della sanità contemporanea. Nonostante questo rifiuto, continueremo a impegnarci affinché il Consiglio regionale del Veneto possa esprimersi sulla questione. La faziosità della Giunta di Zaia è preoccupante e speriamo che non sia un preludio a un potenziale rifiuto su scala nazionale del diritto al fine vita.”
Secondo il coordinatore veneto di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, invece, quella in consiglio regionale “ è stata la vittoria della democrazia, della cultura della vita su quella dello scarto. La posizione di Fratelli d’Italia è sempre stata chiara; fin dall’inizio avevamo evidenziato due perplessità: una di metodo, perché pensavamo che la delicatezza, la complessità e l’articolazione non rendessero il tema una questione da dibattere in un consiglio regionale, e una di merito, perché abbiamo sempre difeso la cultura della vita, per una vita degna anche nella malattia”.
L’associazione Luca Coscioni è pronta però a rilanciare anche in Veneto l’attività del numero bianco sul fine vita (06-99313409) per aiutare le persone ad avere tutte le informazioni per far valere i propri diritti.