Legge di Bilancio 2022: si entra nel vivo. È iniziata una settimana cruciale per la Manovra economica in fase di studio da parte del governo Draghi: venerdì verrà sottoposto all’Europa il Documento Programmatico di Bilancio (l’architettura del disegno di legge), mentre entro mercoledì 20 ottobre il testo della nuova Manovra dovrà essere presentato in Parlamento.
Il 31 dicembre prossimo rappresenta una sorta di crocevia obbligato nella nuova rotta pensionistica che dovrà essere tracciata dal Governo Draghi: scadono Quota 100, Ape sociale, Opzione donna e l’attuale sistema di indicizzazione delle pensioni, che dal 1° gennaio 2022 in ogni caso cambierà volto. Anche per questo motivo i sindacati sono tornati alla carica, chiedendo all’esecutivo di essere convocati al più presto.
L’ipotesi della sola estensione dell’Anticipo pensionistico sociale a un nuovo elenco di attività “gravose” è considerata insufficiente da Cgil, Cisl e Uil, così come da una ampia fetta della maggioranza, che invocano anche risorse per garantire una rivalutazione adeguata di tutti i trattamenti all’inflazione che sta ricominciando a marciare a passo spedito.
Quota 100: i sindacati e quasi tutta la maggioranza chiedono nuove forme di flessibilità in uscita per ammortizzare lo stop ai pensionamenti anticipati con almeno 62 anni d’età e 38 di contribuzione introdotti dall’esecutivo “Conte 1”.
«Introdurre nella prossima legge di bilancio disposizioni, anche di carattere transitorio, volte a garantire a specifiche platee di lavoratori l’accesso anticipato con requisiti ridotti rispetto a quelli previsti a regime» dal decreto legge n. 201/2011, ovvero dalla riforma Fornero. È di fatto una richiesta esplicita quella indirizzata al governo dalla maggioranza con il parere sulla Nota di aggiornamento al Def votato dalla commissione Lavoro della Camera. Che sembra avere l’obiettivo di aprire un varco nel menù di opzioni tecniche in corso di valutazione al ministero dell’Economia per mantenere un canale di uscita a 62 o 63 anni.
Ape sociale: soprattutto a causa del ristretto raggio d’azione previsto attualmente, l’Ape sociale fin qui non si è rivelato uno strumento molto diffuso. Tra il 2017 e i primi quattro mesi di quest’anno l’Inps, stando ai monitoraggi presentati alla Conferenza dei servizi, avrebbe accolto poco più di 67.400 domande, di cui meno di 3.800 tra gennaio e aprile 2021.
È stato poi dato l’ok alla certificazione di quasi 60mila richieste di pensionamento anticipato dei cosiddetti lavoratori “precoci” (coloro che sono in possesso di almeno 12 mesi di contribuzione prima del compimento del diciannovesimo anno d’età). Complessivamente, tra Ape sociale e “precoci”, in meno di 4 anni e mezzo sarebbero state autorizzate oltre 127mila pensioni.
Opzione donna: si tratta del “canale” che consente alle lavoratrici di uscire con almeno 58 anni d’età (59 se autonome) e 35 di contributi usufruendo di un assegno interamente “contributivo”.
Indicizzazione all’inflazione: a meno che il governo non decida diversamente, dal 1° gennaio ci sarà il passaggio dalle attuali 6 fasce a tre scaglioni per l’adeguamento degli assegni pensionistici al costo della vita: dal 2022 per i trattamenti fino a quattro volte il “minimo” la rivalutazione dovrebbe essere del 100%, per quelli tra quattro e cinque volte il “minimo” del 90%, e per le pensioni tra cinque e nove volte il “minimo” del 75%.
*presidente Solori