Come era stato per il voto in Sardegna che aveva visto la vittoria del centrosinistra e l’elezione della governatrice Todde, ora il voto in Abruzzo dove ha vinto il centrodestra con il governatore Marsilio che cosa insegna per il Veneto? Che segnali arrivano dalle regionali abruzzesi in vista del voto nel Veneto tra un anno?
LA LEGA. Anche se il risultato finale tra Sardegna e Abruzzo è l’opposto, con una vittoria a testa per i due schieramenti, il campo largo Pd-M5S da un lato e il centrodestra di governo dall’altro, c’è un dato comune tra le due elezioni. Ed è il crollo della Lega di Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, leader della Lega per Salvini premier e alleato di Giorgia Meloni.
In Sardegna la Lega era rimasta senza il suo governatore (Solinas) ed era scesa fino al 3,7%, vedendosi doppiata da Forza Italia. In Abruzzo è accaduto lo stesso: un crollo verticale. La Lega 5 anni fa con lo stesso candidato (Marsilio in quota Fratelli d’Italia) era il primo partito con il 25%; ieri ha fatto segnare solo il 7,5% con una perdita secca di 120 mila voti che sono andati ai suoi alleati. In particolare a Forza Italia che ha nuovamente doppiato la Lega raggiungendo il 13,4%. Tanto che il ministro Tajani ha esultato parlando di un successo dei moderati centristi e ponendo Forza Italia come area di moderati tra FdI e Pd.
Certo, ora si deve preoccupare Giorgia Meloni che si troverà un Salvini sempre più scatenato come rivale politico che cercherà ogni giorno di uscire dal pericoloso cono d’ombra elettorale. Tra tre mesi ci sarà il voto europeo, la campagna elettorale interna al centrodestra sarà feroce e Salvini dovrà inventarne una al giorno per cercare di contenere la fuga di voti. E la Meloni dovrà incassare sgambetti quotidiani.
Ma è una di quelle situazioni che tante volte sono state descritte in letteratura: più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. O, se preferite, quando sei nelle sabbie mobili (elettorali in questo caso), più ti agiti e più vai a fondo…
E il Pd fa i conti con il calo dei 5Stelle
A Salvini non riesce più di cavalcare l’onda come ai tempi del Papeete e la base della Lega ormai è uscita allo scoperto con le contestazioni al segretario: o se ne va o lo cacciamo, tuona il Veneto, anche se l’impresa appare quasi impossibile visto che il partito è suo (vedi la Cronaca di venerdì scorso).
E per fermare questo pericoloso piano inclinato, Salvini cerca il rilancio candidando personaggi che nulla c’entrano con la storia e la tradizione leghiste come il generale Vannacci, con i suoi libri e le sue idee strampalate che possono forse portare un po’ di voti ma mai tanti quanti ne farebbe perdere se venisse candidato capolista.
Molti colonnelli leghisti hanno già fatto sapere che se in lista per le europee ci fosse Vannacci loro si chiamerebbero fuori dalla corsa.
Uno spostamento sempre più a destra della Lega nel tentativo di competere con Fratelli d’Italia che però ha il traino della premier Meloni e quindi risulterà sempre più vincente della Lega di Salvini. Ma questo scivolamento all’ala estrema sta ampliando lo spazio al centro per Forza Italia: non è un caso se da quando Salvini ha postato la barra a destra, gli eredi di Berlusconi guadagnano voti, recuperando moderati e centristi che non si sentono rappresentati dalla Lega e non hanno nemmeno punti di riferimento nel centrosinistra.
E così Forza Italia continuerà a superare la Lega, anche e soprattutto al voto per le Europee. E per Salvini sarebbe un altro, gravissimo smacco.
Proprio per evitare una possibile resa dei conti in casa, da via Bellerio, quartier generale della Lega, filtrano indiscrezioni su un probabile rinvio del congresso nazionale. L’ultimo è stato nel 2017 e doveva essere a cadenza triennale. Non ne sono più celebrati. E quello del 2024 slitterà al 2025 proprio per tenerlo distante dal voto europeo.
Ma nel frattempo che accadrà? Poco o nulla. Salvini ha in mano i partiti e i governatori di Veneto e Friuli, cioè Zaia e Fedriga hanno già detto che a loro non interessa prendere in mano il partito. Aspettano che Salvini resti sulla graticola ancora un po’. E che magari cresca il Comitato del Nord ispirato da Bossi e Castelli.
CAMPO LARGO. Preoccupazioni anche in casa del centrosinistra. L’Abruzzo ha tolto il velo sul Movimento 5 Stelle. Se il Pd in Abruzzo è cresciuto fino al 20%, il movimento di Conte è crollato dal 18,5% al 7% facendo venir meno una delle stampelle su cui si regge il campo largo. Un dato che sta facendo riflettere molto in casa del Pd: conviene allearsi in modo stabile con Conte se in molte Regioni il suo contributo è poca cosa?
Tanto per rimanere in tema, nel Veneto il Pd è forte nelle città, ma il Movimento 5 Stelle non ha più le percentuali di una volta. Che campo largo si potrebbe costruire contro la corazzata del centrodestra? La tenuta dei Cinquestelle diventa un’incognita. Per non dire di Calenda e Renzi…
mbatt