Le visioni di Carlo Zinelli incontrano la città in spazi non convenzionali Arpet ospita fino al 21 giugno il progetto culturale “Disegno, dunque sono” e avvicina il pubblico all’Art Brut.

Abbiamo già avuto modo di conoscere recentemente Arpet (Art in the Carpet), uno spazio
dedicato all’artigianato, al design e all’arte che propone, nel centro di Verona, tappeti antichi e moderni, a tiratura limitata o su misura, allestiti in un contenitore scenico contaminato dalla presenza di archeologia precolombiana e cinese, arte primitiva e contemporanea, mobili orientali.

Nello showroom di Corso Sant’Anastasia la passione del titolare Tiziano Meglioranzi (imprenditore e collezionista) ha trasformato la bottega storica in un luogo espositivo non convenzionale nel quale si susseguono intense narrazioni visive.

Fino al prossimo 21 giugno, Arpet apre la seconda tappa del progetto culturale “Disegno dunque sono” curato da Moduli D’Arte, promosso dalla Fondazione Carlo Zinelli insieme al Comune di San Giovanni Lupatoto e supportato dal viticoltore Albino Armani.

50 anni dalla scomparsa di Carlo Zinelli

La manifestazione, contrassegnata da una ricca serie di incontri a Verona e provincia, proseguirà per tutto il 2024 con l’intento di commemorare i cinquant’anni dalla scomparsa di Carlo Zinelli e avvicinare il pubblico all’Art Brut, o arte spontanea, della quale l’artista era rappresentante.

L’allestimento concepito negli spazi di Artnet, denominato “Incontri”, propone una decina di lavori bilaterali tipici dello stile di Zinelli, ideati per intensificare l’osservazione e la scoperta dei manufatti. L’interesse di Meglioranzi per questa forma di Outsider Art risale al 2005 quando, in qualità di direttore artistico della fiera ArtVerona, realizzava una sezione speciale dedicata proprio all’arte spontanea, in profonda assonanza con il suo interesse per l’arte primitiva.

L’Art Brut, focalizzata sui segni istintivi, diventa un’occasione per interrogarsi su un sistema ormai cristallizzato intorno al valore di mercato e alla commercializzazione delle opere. La pratica pittorica di Zinelli emerge, dopo anni d’isolamento, grazie all’inserimento in un atelier di pittura del centro psichiatrico nel quale è rinchiuso che lo introduce a percorsi inesplorati e fa emergere un talento innato, non supportato da alcuna cultura convenzionale.

Le visioni

La reclusione nel manicomio diventa la sorprendente linfa vitale dalla quale attingere un sapere ancestrale che delinea narrazioni provocatorie ed enigmatiche ricche di riflessioni sulla complessità dell’umana condizione. Stendere il colore con mezzi espressivi essenziali era, forse, un modo inaspettato per dare forma a visioni intime e ossessive, eventi passati o quotidiani, sogni inespressi e attimi di vita effimeri.

L’universo poetico dell’artista, lontano da ogni movimento precostituito, ci racconta uno spaccato di mondo popolato da figure umane stilizzate, animali fantastici, motivi ripetuti e scritture spesso incomprensibili che testimoniano un’inconsapevole attitudine a superare le rigidità del sistema dell’arte. La lunga e assidua sperimentazione nell’atelier di pittura regala a Zinelli una notevole padronanza del segno grafico e dell’uso del colore (dalla tempera al pastello, dagli inchiostri alla grafite) che lo emancipa a portavoce di una corrente ormai consacrata nell’arte contemporanea.

La sua esperienza, proposta oggi negli spazi di Arpet, è una testimonianza tangibile di come la creatività possa emergere dal silenzio di qualunque contesto e diventare veicolo per imprimere visioni collettive.