Nella sede della CMA, fittizia agenzia di talenti del panorama cinematografico situata nel cuore della capitale, la tensione si taglia con il coltello: dopo l’improvviso abbandono del fondatore Claudio Maiorana, gli agenti si sono trovati ad affrontare non solo la mancanza del pilastro portante, ma anche una serie di problemi finanziari potenzialmente letali per l’agenzia. A complicare ulteriormente le cose i capricci, e le più strampalate richieste dei loro clienti: dalla crisi identitaria di un Pierfrancesco Favino troppo coinvolto nel ruolo a una Paola Cortellesi alle prese con la chirurgia estetica per ottenere una parte molto ambita.
Travolti dall’incertezza, dalle difficoltà e da una vita privata sempre più caotica, gli agenti Lea, Vittorio, Elvira, Gabriele e i loro rispettivi assistenti sembravano essersi arresi all’idea di vendere le quote di Maiorana a un esterno pur di salvare la CMA: è da qui che riparte la seconda stagione di “Call my Agent Italia”, approdata su Sky e Now con i primi due episodi venerdì 22 marzo.
Quando ha cominciato a circolare la voce di un remake italiano della geniale serie tv francese “Chiami il mio agente!”, chi era stato rapito dalla sua vena irriverente ha cominciato a chiedersi, con pessimistica preoccupazione, se saremmo mai riusciti a reggere il confronto. È bastata la visione dei primi minuti dell’episodio pilota per rassicurarci: certo, concept e trama ricalcano fedelmente l’originale, ma nello stile e nelle atmosfere splende forte – prendendo in prestito un’espressione cara a Stanis La Rochelle di Boris – «un umorismo molto italiano». D’altronde, non è la prima volta che l’Italia si cimenta con serie tv grottesche a sfondo parodico sulle gioie, i dolori e la stravaganza dello Show Biz: ne è un esempio proprio “Boris”, gemma esilarante riscoperta durante la pandemia e tornata sui nostri schermi con una quarta stagione l’anno scorso.
La sceneggiatura di Lisa Nur Sultan avvicina molto “Call my Agent Italia” a Boris, ma ne raffina i toni rendendolo più glamour. “A noi la qualità ci ha rotto il..”, gridava un forsennato René Ferretti (Francesco Pannofino, indimenticabile) sul set dell’irrecuperabile telenovela da lui diretta in Boris: in questo caso, la qualità non manca, ed è proprio grazie a questa che “Call my Agent” sembra trionfare anche con la seconda stagione. Di grande qualità la sceneggiatura attuale e brillante di Nur Sultan, ma anche la regia attenta e frizzante di Luca Ribuoli. Anche per questa carrellata di nuovi episodi, il cast sembra non sbagliare un colpo, nonostante la dirompente presenza sullo schermo di Marzia Ubaldi, scomparsa poco dopo la fine delle riprese, ci distragga dall’euforia della storia. A stravincere il “premio qualità”, ancora una volta, sono gli artisti coinvolti nel ruolo di sé stessi: finora testimoni della folle sodalizio tra Valeria Bruni Tedeschi e Valeria Golino e delle cupe ambizioni di Gabriele Muccino, delle strategie social di Claudio Santamaria e delle tensioni tra Serena Rossi e il marito, attendiamo gli ultimi episodi per sapere cosa ci riserva il destino della CMA…e dei loro imprevedibili assistiti.
VOTO: 9
Martina Bazzanella