Quattordici anni e 73 giorni: è questa la durata media delle imprese veronesi. Il dato, riferito al 2023, è in crescita rispetto ai 13,4 anni dell’anno precedente e in linea con un trend positivo che, sebbene leggermente sotto la media regionale (14,5), supera il dato nazionale (13,7). I dati, contenuti in un report realizzato dal Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona, evidenziano la presenza di tipologie di impresa e settori che riescono a essere più stabili e duraturi di altri. In particolare, Verona si distingue per la longevità delle società di persone, che arrivano a 20,8 anni di vita media. Le imprese individuali registrano una durata media inferiore (13,3 anni), così come le società di capitale (12,9 anni). Le imprese dell’agricoltura rimangono in attività mediamente più a lungo (19,2 anni). Risulta più longevo rispetto alla media anche il settore industriale (18,5 anni), segno di una forte solidità e capacità di adattamento alle evoluzioni tecnologiche. Di poco superiore al dato medio è quello del commercio (14,6 anni), mentre le attività dei servizi e quelle di alloggio e ristorazione, caratterizzate da veloci cambiamenti e da elevata concorrenza, durano rispettivamente 13,2 e 10,5 anni. Un altro elemento chiave per comprendere lo stato di salute del tessuto imprenditoriale riguarda il tasso di sopravvivenza delle imprese. A fine 2023, l’84,5% delle imprese veronesi nate nel 2022 risultava ancora attivo, dato che cala al 62,9% per le aziende fondate cinque anni prima (2018) e arriva al 40,8% per quelle nate nel 2013. Verona si posiziona sopra la media nazionale in tutti gli intervalli di tempo analizzati: a livello nazionale, il tasso di sopravvivenza a un anno è dell’81%. “I dati sulla vita media delle imprese veronesi confermano la solidità e la resilienza del nostro tessuto economico” -sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Verona, Giuseppe Riello-. Il nostro impegno è quello di sostenere e accompagnare tutte le imprese del nostro territorio a rimanere competitive. Ciò vale sia per le attività che, per le loro caratteristiche, risultano più longeve, sia per quelle maggiormente esposte alla variabilità della congiuntura. Tutto questo può avvenire attraverso politiche che incentivino l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e la sostenibilità, ma anche attraverso una continua attività di formazione che porti a una maggiore consapevolezza delle opportunità in Italia e nei mercati esteri”.