Si avvicina la scadenza del primo anno di amministrazione per il sindaco Tommasi; una vittoria del centrosinistra, l’anno scorso, che ha scombussolato non poco gli assetti in città e che ha richiesto un bel po’ di tempo al sistema Verona per assestarsi e trovare un nuovo equilibrio. Una fase delicata, lunga, che sta richiedendo mesi di tempo e che non è ancora conclusa e potrebbe essere necessario ancora un po’ di tempo per trovare una stabilità: l’elezione di Damiano Tommasi con una coalizione di centrosinistra dopo 15 anni di centrodestra locale è stata un terremoto. E ora governare con un governo nazionale guidato da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia che marcano a uomo ogni iniziativa cittadina e un centrodestra locale che ribatte colpo su colpo non è facile e richiede una grande dose di equilibrismo. Che cosa sta succedendo quindi nei grandi enti? Quali equilibri nuovi si sono raggiunti? Cosa può cambiare? SISTEMA VERONA-GARDA-BRENNERO. Sicuramente guardando a breve una svolta importante può arrivare domenica dal ballottaggio per il sindaco di Vicenza tra Giacomo Possamai del centrosinistra e il sindaco uscente Rucco del centrodestra. Una affermazione di Possamai porterebbe Vicenza in linea con la Verona di Tommasi oltre che con Mantova, Brescia, Trento e Padova: un intero sistema a guida centrosinistra sul quale potrebbero partire poi altri ragionamenti più vasti (tranne Padova, sono tutte città che ruotano attorno all’aeroporto Catullo, alla Fiera, al lago di Garda). AGSM-AIM. Restando sull’asse Verona-Vicenza una affermazione del centrosinistra nel capoluogo berico avrebbe immediate ripercussioni all’interno dell’azienda multiutility Agsm-Aim, ancora percorsa da tensioni e denunce da parte del centrodestra vicentino nei confronti dei vertici nominati da Tommasi. Un allineamento politico porterebbe forti cambiamenti in lungadige Galtarossa e una visione comune su strategie, investimenti, ridistribuzione degli utili. Una conferma del centrodestra per contro vorrebbe dire ancora vita difficile per il presidente Federico Testa.
Aeroporto, aumento da 30 milioni. Cariverona, si apre la grande corsa
AEROPORTO. Come si diceva prima, dalla prossima settimana molte città che ruotano attorno a Verona, all’asse del Brennero e al Garda potrebbero ritrovarsi allineate politicamente. Ma un altro appuntamento elettorale in autunno avrà ricadute veronesi: le elezioni per la Provincia di Trento con il presidente uscente Fugatti che cerca la riconferma. Un sistema-Garda che ha al centro l’aeroporto Catullo. Ma come anticipato ieri dalla Cronaca di Verona, l’assemblea dei soci continua a slittare e così pure di conseguenza il rinnovo del consiglio di amministrazione. Cda che si è riunito proprio l’altro giorno senza fissare ancora la data dell’assemblea ma nel quale è stato fatto il punto su una situazione delicata: la tenuta finanziaria. Se il piano industriale risulta sostanzialmente rispettato, la tensione sui conti è però concreta ed è dovuta al rincaro del cantiere Romeo per l’ampliamento dell’aerostazione. L’aumento dei costi di luce e gas ha fatto esplodere le bollette e a questo si è aggiunto il rincaro delle materie prime e l’adeguamento prezzi stabilito dal Governo. Se da un lato la liquidità è garantita da nuovi prestiti, dall’altro è apparso evidente che serve un aumento di capitale robusto. L’ipotesi era di farlo nel 2024 ma a questo punto se l’assemblea verrà fissata dopo l’estate a quel punto si porterà insieme il lancio dell’aumento di capitale. Di quanto? Si dice che servano almeno 30 milioni di euro. Chi potrà sottoscriverlo? Le pubbliche amministrazioni difficilmente. Più facile invece per Camera di commercio, Fondazione Cariverona e Save che ha già il 43,4. A quel punto si aprirà tutto il dibattito sulla opportunità o meno che Save vada in maggioranza assoluta oltre il 50% e se questo sia corretto sotto il profilo legale. FIERA. In questo scenario di area vasta, che comprende Verona ma non solo, rientra anche la realtà della Fiera che sta facendo i conti con la strategia da definire nel contesto dell’inchiesta sulla presunta frode all’Unione europea che coinvolge Unione italiana vini, l’ex dg Giovanni Mantovani e la stessa società fieristica. Prima udienza in autunno. A questo fronte si aggiunge quello delle possibili alleanze, con visioni politiche diverse tra Lega e Fratelli d’Italia all’interno degli stessi vertici. Problemi da superare in fretta per continuare a lavorare a testa bassa nel consolidamento del proprio business e nella difesa delle proprie manifestazioni, che vengono attaccate da altri colossi fieristici, come è normale che sia nel mercato delle fiere. Bologna e Milano sono colossi che possono avere nel mirino le migliori manifestazioni veronesi, ma Veronafiere può contare su solide difese locali, regionali e nazionali. Bologna dopo l’accordo con Informa PLC, leader mondiale nel settore fieristico, vuole crescere rapidamente; Milano si prende anche preziosi manager da Verona. CARIVERONA. Socio influente di Veronafiere e anche dell’aeroporto Catullo è la Fondazione Cariverona, vero playmaker di molte partite cittadine e i cui vertici sono in scadenza all’inizio del 2024. Già si sono aperte le grandi manovre per la successione del presidente Alessandro Mazzucco, già rettore dell’Università.
Fondazione Arena, colpi di teatro
E tra le ipotesi che circolano ci sarebbe proprio quella di una continuità con il mondo universitario nella persona dell’attuale rettore Pier Francesco Nocini. Una eventuale scelta su Nocini vorrebbe dire garantire la continuità nei rapporti con il mondo dell’università, della sanità e della ricerca scientifica e magari, visti i buoni rapporti tra Cariverona e il sindaco Tommasi, creare una cabina di regìa a tre, con il Comune, per concordare attorno a un tavolo gli investimenti universitari in città. Ma altri nomi sono in corsa per Cariverona: uno tra tutti, per ruoli ricoperti, esperienza e competenze, quello dell’ex presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini, molto attivo in questi mesi per le iniziative di alcuni fondi immobiliari che hanno presentato le loro proposte al Comune. Tra le opzioni che circolano, però, c’è anche quella di una soluzione interna alla Fondazione Cariverona stessa, dove nel segno della continuità si potrebbe scegliere una figura professionale in grado di raccogliere l’eredità di Mazzucco. FONDAZIONE ARENA. L’ex ente lirico è stato in questi primi mesi di amministrazione del sindaco Tommasi il principale terreno di scontro, nel segno di una volontà di rimarcare i propri confini politici, tra centrodestra e centrosinistra, al di là di ruoli e istituzioni. Ora, dopo settimane in cui non c’è stato risparmio di colpi, ci sarebbe un tentativo di “moral suasion” per gestire in modo più tranquillo sia la stagione lirica che i concerti extra lirica. Ma come? I rapporti tra Tommasi e il sottosegretario alla Cultura Gian Marco Mazzi, un tempo ottimi quando il sindaco era in campo e Mazzi organizzava le partite del cuore, si sono incrinati. Potrebbero tornare ad essere sereni ma dipende dalle condizioni che si creano. Mazzi può garantire grande visibilità alla città e al sindaco con la Mondovisione e le Olimpiadi; Tommasi potrebbe fare un passo di lato e mandare in Fondazione ogni tanto qualche sostituto per evitare contrapposizioni personali con la Gasdia senza però che questo gesto venga letto come una sconfitta di fronte al centrodestra. Tuttavia il sindaco, che è presidente della Fondazione, ha in mano anche la carta di Verona extra, la società che gestisce i concerti pop e rock: dopo il blitz della Gasdia che ha nominato un cda con Piva e De Cesaris potrebbe chiedere di cambiare le carte in tavola e prenderne il controllo come Comune portando come si dice in house questa società, decidendo a chi e come concedere l’Arena. Ma anche qui, come in aeroporto, si dovrà capire che ruolo vuole giocare la Camera di commercio. IL VESCOVO. Tutte partite delicate che si giocheranno con l’arrivo dell’estate e che avrebbero bisogno, come ha detto il vescovo Domenico in occasione delle celebrazioni di San Zeno, rivolgendosi alla città, di una visione comune da parte dei principali attori che governano la città evitando litigi e prove muscolari che impediscono a Verona di crescere. L’esempio più recente e ancora fresco nella memoria è quello di Cattolica assicurazioni, inglobata ormai in Generali. Sarebbe il caso di non perdere altri pezzi o Verona, che è città solida, con grande economia industriale e forti capitali, seconda piazza logistica europea, sarà davvero città-spezzatino. mb