Nei primi nove mesi del 2024 il valore delle esportazioni veronesi, pari a 11,2 miliardi di euro, ha registrato una flessione del -1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (pari in valore assoluto a 145,5 milioni di Euro). La diminuzione è più contenuta rispetto al dato medio regionale (-2,6%), ma superiore a quello nazionale (-0,7%). Le importazioni rimangono pressoché invariate, con un -0,2% (-2,6% per il Veneto, -5,2% per l’Italia). La Germania, primo mercato di destinazione delle merci veronesi con 2,0 miliardi di Euro e una quota del 18,2%, registra una flessione del -3,6%. Tra i paesi presenti nelle prime dieci posizioni, che complessivamente rappresentano una quota del 62,6% delle esportazioni, segnano valori in diminuzione anche Spagna (-3,8%), Svizzera (-8,1%) e Austria (-7,0%). Tra i mercati in crescita, troviamo Stati Uniti (+5,3%), Regno Unito (+10,3%) e Croazia (+3,0%). La Francia, secondo mercato, si ferma a +0,5%; stabile il valore dell’export verso il Belgio. “Il trend in diminuzione delle nostre esportazioni è un fenomeno che dovrà essere, nei prossimi mesi, attentamente monitorato” commenta il Presidente della Camera di Commercio di Verona, Giuseppe Riello. “Sicuramente, le difficoltà che sta attraversando la Germania, nostro primo partner commerciale, hanno influito su questo risultato, in particolare per quanto riguarda il settore della meccanica. Tuttavia, segnali positivi arrivano da altri mercati, come Stati Uniti e Regno Unito, che rappresentano opportunità per diversificare le destinazioni delle nostre produzioni”. L’analisi dei dati relativi alle principali produzioni del Made in Verona evidenzia un aumento del valore delle esportazioni per prodotti alimentari (+9,1%), vino (+9,6%) e tessile-abbigliamento (+1,3%), mentre si registrano diminuzioni per macchinari, ortofrutta, calzature, marmo, termomeccanica e mobili.
Sciopero
Sciopero di 8 ore con manifestazione in Piazza Cittadella per le industrie metalmeccaniche veronesi associate a Federmeccanica e Assistal. La decisione, dopo il fallimento dei negoziati per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore metalmeccanico industria e per chiedere alle due associazioni datoriali di ritirare la loro “contropiattaforma” e di ripartire a trattare dalla piattaforma presentata dai sindacati a maggio e che è stata votata e approvata da quasi mezzo milione di metalmeccanici in tutta Italia.