Le ciacole di Verona. Contenitori, anni di chiacchiere. Progetti in fumo e cantieri infiniti Castel San Pietro, museo in attesa; incognita Arsenale. E i Palazzi Scaligeri?

“Contenitori”. Sotto questo titolo ci stanno tutti i grandi edifici monumentali che da tempo sono inutilizzati. O per mancanza di idee o per mancanza di denari. Nel frattempo, dagli anni Novanta a oggi, si sono rincorse tutte le più bizzarre fantasie ma anche idee realizzabili e razionali. Ma perché, si chiedono le nuove generazioni, sono vuoti e fermi? E mai messi in rete. Prendiamo qualche esempio.Castel San Pietro. Ora è di proprietà della Fondazione Cariverona ed è tuttora un mezzo cantiere, anche se in parte è stato recuperato e viene usato per mostre temporanee. Il suo destino però sarebbe quello di Museo della città all’interno di un futuribile itinerario di musei cittadini che deve ancora essere compiuto. Per completare i lavori però Cariverona ha necessità di reperire risorse. Come? Dalla vendita degli immobili di via Rosa e via Garibaldi (Piano Folin), dove dovrebbe sbarcare una famosa catena di hotel, Marriott. Tutto è fermo per questioni urbanistiche.Ma per Castel San Pietro negli anni si è proposto di tutto e di più. Ex caserma asburgica, poi asilo gestito dalle “suore cappellone”, Castel San Pietro venne riaperto a inizio anni Novanta dall’allora assessore all’assistenza Pizzoli per dare ospitalità ai primi rifugiati che arrivavano a Verona durante l’amministrazione Sironi. Per Castel San Pietro decine di dibattiti in Consiglio comunale con proposte di trasformarlo in un Casinò oppure in un hotel superlusso a cinque stelle. Bolle di sapone. Da allora non si è ancora riusciti ad aprire un museo. Altro esempio, l’Arsenale austriaco. Era il 1995 quando dalla proprietà del Demanio passò al Comune ma da allora non si è riusciti a dargli una destinazione precisa. E’ stato tutto un fare-e-disfare che non ha prodotto risultati. Nei primi anni Duemila sembrava che per l’Arsenale ci fosse il progetto dell’archistar David Chipperfield per la sua riqualificazione. Si prevedeva la costruzione di due spettacolari e costosi elementi di architettura contemporanea, qui doveva andare il Museo di Storia naturale.

Musei, un percorso mai nato e il sogno di una Fondazione

Ma anche una parte commerciale e un parcheggio sotterraneo. Nuova amministrazione, arriva il sindaco Tosi e il piano Chipperfield ritenuto troppo costoso per il Comune viene accantonato. Si cerca un project financing per trasformare l’Arsenale sia in museo che in scuola di Belle Arti e servizi commerciali e un parco pubblico. Il progetto fu azzerato dalla amministrazione Sboarina e alla fine ci troviamo oggi con qualche cantiere per la sistemazione dei tetti e il risanamento delle strutture murarie. Tutte bolle di sapone che sono scoppiate una dopo l’altra lasciando le opere incompiute. Così come si sta ancora discutendo sulla destinazione finale dei Palazzi Scaligeri che si affacciano sul Cortile del Tribunale e Cortile Mercato Vecchio. Negozi? Pinacoteca? Un altro museo magari dedicato a Shakespeare? Insomma, gli spazi non mancano, la regìa da parte di una Fondazione dei musei stile Brescia, che metta un po’ di ordine, invece sì. La proposta era stata lanciata lo scorso anno dal sovrintendente Tiné che aveva evidenziato la necessità di accelerare la realizzazione dei musei previsti e di coordinarli. Da qui l’esigenza di aprire un tavolo di regìa attorno al quale far sedere Fondazione Cariverona, Soprintendenza con il Ministero, Comune con i suoi Musei civici, musei privati come il Miniscalchi Erizzo e Palazzo Maffei Museo Carlon. Un passo assolutamente indispensabile se si vuole car crescere a Verona il binomio turismo- cultura come è stato di recente sottolineato nel convegno promosso dal Comune sulla gestione dei musei locali. Accessibilità, inclusione, diversità, sostenibilità, etica e partecipazione delle comunità sono valori chiave ineludibili per i musei di oggi e di domani. – ha spiegato la direttrice dei Musei Civici di Verona Francesca Rossi – I musei veronesi, che rappresentano uno dei sistemi museali più longevi e variegati d’Italia, rientrando nel 16% dei musei italiani fondati prima del 1960. E dopo il convegno è stata rilanciata la proposta di una fondazione sul modello bresciano. Intanto sarebbe interessante veder completato qualche annoso progetto. L’unica apertura nuova segnalata è il Museo archeologico nazionale, almeno nella sua prima parte dedicata alla preistoria. Questo nuovo arrivo sarebbe un motivo in più per dar vita a un coordinamento dei luoghi culturali da presentare al turista. Perché la fondazione e il coordinamento non siano un’altra bolla di sapone, un’altra occasione sprecata.

Maurizio Battista