L’ultima sanatoria edilizia per i piccoli interventi resta al centro di polemiche soprattutto politiche, ma ci fu un tempo, un secolo fa, nel quale a Verona gli abusi (non sanati) sono stati compiuti dalle amministrazioni comunali.
Nella nostra storia locale, al Comune viene imputata una serie di demolizioni, legate all’apertura delle brecce vicino alle porte storiche, nella stragrande maggioranza dei casi senza rispettare le indicazioni delle autorità nazionali per la tutela dei beni storico-artistici.
Ed oggi, pur essendo Verona patrimonio mondiale dell’umanità anche come esempio di città fortificata, non conserva più nella sua integrità questa immagine storico-urbanistica.
Verona, tutti gli abusi non sanati
Dagli Anni Dieci del Novecento, infatti, le amministrazioni comunali hanno deliberato l’apertura di numerose brecce nella cinta muraria, per favorire il transito dalla periferia che si stava sviluppando enormemente. Il traffico allora era convulso per la presenza di carri: le automobili sarebbero arrivate in massa dopo mezzo secolo, negli anni Sessanta.
La prima breccia è datata 1913 e ha riguardato il lato est di Porta San Zeno. Il Consiglio Superiore di Antichità e Belle Arti raccomandò al Comune “cautela” e pretese la salvaguardia sia della porta che del ponte in muratura che scavalcava il fossato. E così è stato. Ma non per le mura attorno a Porta Nuova.
L’ Amministrazione comunale deliberò e realizzò due brecce di ben 30 metri ciascuna attorno alla porta. Di fronte alle forti critiche di numerosi uomini di cultura, il Ministero della Pubblica Istruzione, che allora aveva competenza anche sui monumenti, ordinò al Comune alcune ricostruzioni. Palazzo Barbieri si prese tempo e questi lavori non vennero mai fatti. Il caso più eclatante, però, è stato quello di Porta Palio.
Il Comune, nel 1911, chiese l’autorizzazione a isolare questa porta abbattendo i bastioni laterali. La Commissione conservatrice dei monumenti accolse la richiesta, ma il Consiglio superiore di antichità la respinse. Visto il non elevato traffico in entrata e in uscita da quel lato della città la questione venne rimandata fino al 1936, quando l’amministrazione comunale approvò l’apertura di due brecce.
Furono presentati tre progetti, ma il Ministero dell’Educazione Nazionale, il 9 ottobre 1936, li respinse tutti come “non rispettosi dell’integrità della porta e delle mura” e invitò a un nuovo progetto, ma il Comune procedette alla demolizione abusiva delle mura laterali alla porta, impiegando anche le mine e mettendo la Sovrintendenza di fronte al fatto compiuto. E questo abuso non è stato più “sanato”.