De Magistris, il sindaco di Napoli che di Napoli però sembra occuparsi giusto a tempo perso, è tornato a scagliarsi contro l’autonomia invocata dalle Regioni del Nord: «Finora il Conte-bis non ha ritirato la proposta sul regionalismo differenziato. L’unico modo per contrastare questa operazione eversiva è una grande iniziativa dal basso, che farei partire da Napoli». Non contento ha aggiunto: «Avvieremo una grande operazione politica per stanare il governo, che su questo tema è ambiguo e allineato con la Lega». Magari lo fosse: eviteremo di dar conto della manfrine di 5 Stelle e Pd. Ieri, giorno della prima Conferenza delle Regioni a cui ha partecipato il ministro alle Autonomie Boccia, il Dem se n’è uscito di nuovo così: «Se la riforma porta con sé lo smembramento del sistema, anche economico-finanziario, diventa un danno, perché nessuno di noi ha il fisco per reggere la competizione internazionale». Aria fritta. Il ministro 5 Stelle dell’Istruzione, Fioramonti, ha poi rincarato la dose: «L’autonomia nella scuola non si fa». E a questo punto il governatore veneto Zaia è sbottato: «Prima di parlare il ministro legga la nostra proposta. Evidentemente non l’ha ancora fatto. Sarebbe il caso che il governo si prendesse la briga di elaborare una sua proposta alle Regioni. Finalmente saremmo in grado di capire cos’hanno in testa, perché a oggi non abbiamo visto nulla di concreto». Zaia, intervistato dal Corriere della Sera, ha affermato che se Boccia «conferma che l’autonomia andrà a finire al 2023» per il Veneto «la partita è già chiusa qui». «Ci faremo sentire» ha aggiunto il “doge”. «Io ho 2 milioni 328 mila veneto che il 22 ottobre 2017 hanno votato “sì”». Il leghista ha poi collegato l’autonomia anche alla mancanza di medici negli ospedali: «In Veneto ne servono 1.300». Quindi ancora stilettate all’esecutivo: «Dal governo Gentiloni non abbiamo avuto una proposta di intesa , com’è successo col Conte 1 e 2, quindi mi rifiuto di parlare di singole competenze quando il governo non ha messo nulla nero su bianco. È come essere in un ristorante e ti viene chiesto a quale piatto sei pronto a rinunciare: io rispondo “beh, fammi vedere prima il menù».