Mirko Segalina ha iniziato la sua carriera lavorando come attore in alcune compagnie di giro, concentrandosi poi sulla regia di spettacoli e opere liriche e sulla formazione. Collabora principalmente con il Teatro Stabile di Verona, Fucina Culturale Machiavelli e Caesura Teatro e ha visto fermarsi tutti i corsi in programma e gli spettacoli in pre-produzione. Lo abbiamo intervistato per riflettere sulla sorte degli spettacoli dal vivo.
Quanto è importante dedicarsi all’arte anche in un periodo difficile come questo?
Fondamentale. Non è un mistero che molti italiani abbiano smesso di considerare l’arte e la cultura un bene primario, relegandole al solo mondo dello svago. In periodi come questo, dove la scala delle priorità si riduce all’essenziale, l’arte deve continuare ad essere pensata, realizzata, fruita (e goduta!), per ricordarci costantemente quanto sia necessaria. Negli ultimi mesi i social sono stati inondati da contenuti pensati e realizzati da artisti di ogni tipo, che hanno sentito la necessità di urlare al mondo “io ci sono”, “io servo”. Spero che questo fiume non sia stato solo rumore, che non sia stato solo il frutto della nostra paura – come artisti – di uscire definitivamente da quella classifica di priorità, di sparire. Spero sia stato un’opportunità di ricordare che dietro ogni film, serie tv, canzone che ci ha accompagnato durante questa reclusione forzata, ci sono i lavoratori dello spettacolo.
Crede che, al momento, le lezioni online per attori/aspiranti attori possano essere una buona soluzione in sostituzione alle lezioni dal vivo?
Sì, a patto che non siano una frettolosa migrazione online dei corsi tradizionali. Non tutto quello che riguarda la formazione degli attori si può insegnare e imparare in videoconferenza, ma sono convinto che si possa fare molto, dedicando il giusto tempo alla progettazione di percorsi e attività adatte a questo mezzo.
Chi vive di arte e creatività è in qualche modo privilegiato quando si tratta di affrontare periodi bui o di stallo?
C’è chi dice che le grandi opere nascono dalla sofferenza e dalle privazioni. Qualcuno sostiene siano la spensieratezza e la noia a stimolare la migliore creatività. Una cosa è certa: anche chiusa in casa, una mente allenata dalla frequentazione costante e appassionata dell’arte e del processo creativo, non riesce a smettere di creare. Finché un artista crea, è al sicuro nel suo rifugio – pane e bollette permettendo.
Rispetto al periodo pre-Covid, mettere in piedi uno spettacolo teatrale ora è sicuramente diverso. Quali sono le misure principali che le produzioni teatrali devono seguire ora?
Alle fondamenta di una performance dal vivo stanno due cose: l’irripetibilità (ogni replica è unica e in qualche modo diversa dalla precedente) e la compresenza fisica dell’attore e dello spettatore. È questo che rende il Teatro quello che è. In tutti gli altri casi si sta facendo altro, magari anche qualcosa di bello e nuovo, ma comunque altro. Gli spettacoli in streaming sono solamente un surrogato, un’opzione d’emergenza; nessuno dovrebbe cedere alla tentazione di considerarli un possibile vero sostituto allo spettacolo dal vivo. Con la riapertura, sono necessari posti a sedere distanziati e mascherine durante gli spostamenti all’interno del teatro. Una volta raggiunto il proprio posto, ci si può godere lo spettacolo come al solito. Più difficili da digerire saranno alcune regole da seguire anche in scena, durante gli spettacoli: obbligo di mascherina o distanziamento tra artisti e guanti obbligatori nel caso in cui gli artisti debbano toccare degli oggetti di scena. Di conseguenza si opta quindi per monologhi o spettacoli con pochissimi attori e, possibilmente, nessuna interazione.
Come vede il futuro del teatro da qui ai prossimi mesi?
Il mio desiderio più grande è che artisti, spettatori e allievi possano al più presto tornare in teatro e in classe per godere pienamente dell’esperienza teatrale e formativa. Ci vorrà del tempo perché tutto torni veramente come prima, ma nulla ci impedisce di accettare anche questa sfida e di avventurarci alla ricerca di nuove idee per spettacoli e corsi, dove le limitazioni possano essere trasformate da ostacoli in fonte di soluzioni originali. A dirla tutta, credo che le piccole compagnie professionali, da questo punto di vista, abbiano un vantaggio da non sottovalutare: l’arte di far bene con poco la stanno allenando ormai da molti anni.
Beatrice Castioni