“L’isola del giorno prima”, “Foglie alla battigia”, “Sott’acqua”, “L’Attesa”, “Ferro Freddo”, “Lakedown”. Titoli che evocano storie. Storie pennellate con olio su tela. Lorenza Pellini, pittrice veronese, in mostra domani e domenica a Solferino dalle ore 10,00 alle ore 18,00 ci racconta il suo legame con la pittura. Uno stile connotato da garbo e delicatezza. Un’intensa attenzione al dettaglio e ai soggetti che sanno evocare forti emozioni.
Quando ha “incontrato” la pittura per la prima volta?
Nella mia vita la pittura esiste da sempre. Ricordo che alle elementari disegnavo paesaggi con le montagne, dove sfumavo i colori con il verde, il marrone, il cielo con l’azzurro e il bianco delle nuvole. Mi ricordo che mi piacevano i pastelli a cera, perché potevo mescolare, un po’ come ora con l’olio. Nella vita poi mi sono dedicata ad attività nell’arredamento che mi hanno permesso di esprimermi, ma sentivo che mi mancava qualcosa. Ho quindi deciso di tornare a dipingere. Ho frequentato per dieci anni la scuola Tavella, con il prof. Gianni Lollis e dal 2012 sono iscritta all’Accademia Cignaroli.
Cosa rappresenta per lei la pittura?
La pittura è stata importantissima, mi ha aiutato a superare un momento difficile della mia vita, a superare la solitudine, a guadagnare più autostima. Con la pittura entri in un altro mondo, fatto di colori, di personaggi, non sei mai solo, e il tempo scorre veloce.
Che emozione prova pensando alla mostra di Solferino?
È la prima volta che porto così tanti quadri ad una mostra, sono stata lì per caso con un’amica che esponeva, e mi è capitata l’occasione di provare. Devo dire che questa mostra mi ha dato l’occasione di mettermi in gioco a tutto tondo, e di dedicarmi anche ad attività di natura organizzativa come predisporre e promuovere le locandine e i cartelloni, preparare tutti i quadri, curare la biografia. È stato un lavoro intenso… insomma una bella opportunità, che apre diverse porte: ho già avuto un’altra richiesta, vedremo!
Quanto è importante Verona nella tua arte?
Verona è molto importante, perché è un po’ come dipingessi me stessa, non posso sbagliare, sono io! Dipingere Verona è come dipingere l’arte, qualcosa che nella storia è stato importante. Però deve anche piacere, e non è semplice, perché i veronesi ne hanno visti molti di quadri di Verona. Solitamente si vedono soggetti abbastanza tradizionali, che io non amo fare, mi piace cimentarmi in qualcosa di diverso che dia spunto per una critica, proprio per la sua diversità.
Cosa si augura per il suo futuro, Lorenza?
Di dipingere, di essere apprezzata. Ma per me è già molto essere arrivata qui. Non pensavo di arrivare al punto di vendere i quadri, e di fare delle mostre. Io continuerò con la scuola, con la ricerca di soggetti che mi emozionino. L’importante è che i colori e i pennelli, continuino a creare in me, sensazioni, pace, estasi, sogni e che restino i compagni della mia vita.
Stefania Tessari