Ora che è uscita al cinema anche la seconda parte de “L’arte della Gioia” non ci sono più dubbi: la trasposizione cinematografico-televisiva dell’opera di Goliarda Sapienza voluta, scritta e diretta da Valeria Golino è un piccolo capolavoro.
L’arte della Gioia: è uscita la seconda parte
D’altronde, ce lo siamo detti la settimana scorsa, i destini di Sapienza e Golino sono intrecciati da quasi quarant’anni, da quando Maselli la scelse per “Storia d’amore” e incaricò Sapienza di ripulire l’accento napoletano dell’attrice. A quei tempi, la giovane e rivoluzionaria antieroina dell’ “Arte della Gioia” non era che uno spruzzo di inchiostro negli appunti della scrittrice siciliana, e ci sarebbero voluti anni prima che la sua storia conquistasse le librerie.
Chissà cosa sarebbe successo, viene spontaneo chiedersi, se la grandezza del romanzo di Sapienza fosse stata compresa prima, invece di essere marchiata con la lettera scarlatta dello scandalo. Magari, a quest’ora, ci sarebbe un adattamento cinematografico con protagonista proprio Valeria Golino, tutta occhi grandi, ricci selvaggi, mistero, fascino e intelligenza, proprio come la Modesta del libro.
Eppure, dopo aver preso visione di tutti e sei gli episodi che compongono la serie, sembra difficile immaginare un adattamento migliore di questo, che pare cucito per ricalcare l’anima di quel romanzo così divisivo, spesso fonte di critica a causa di quella sua componente erotica moderna e provocatoria, sempre in bilico tra il genio e lo scandalo. Ma c’è ben di più oltre al risveglio sessuale della protagonista, e Golino questo lo ha capito bene: “L’arte della gioia” è prima di tutto una storia di libertà, e quella sessuale non è che una delle tante sfumature.
La storia
Si tratta della storia di una bambina nata ai piedi dell’Etna nella povertà più assoluta, in una data simbolica che porta con sé una grande possibilità di cambiamento: il 1° gennaio del 1900. Sin dalla tenera età, Modesta si dimostra ribelle, arguta e priva di sensi di colpa, pronta a farsi strada con ogni mezzo in nome di una gioia inarrestabile: la prima occasione arriva con la morte della famiglia in un incendio, e da lì nessuno la ferma più.
Dapprima destinata alla vita monastica, Modesta si serve della sua intelligenza e della sua bellezza per arrivare lontano, esercita il suo fascino sui potenti, sfida e stravolge i confini dell’eticità, lavora duramente per scappare dalla gabbia del gentil sesso. Nel giro di pochi anni, da stracciona diventa principessa, e la sua scalata sociale è una fila di vittorie sudate, uno scacco matto dietro l’altro, alimentato da una sete di gioia mista alla brama di potere.
Ed è a questa vittoria – che, non a caso, coincide pressappoco con la pace post prima Guerra Mondiale e il termine dell’epidemia di Spagnola – e il che si ferma “L’arte della gioia” di Golino, nonostante il libro Sapienza ne estenda il racconto per parecchi altri anni. La serie è talmente scritta, diretta e interpretata bene che, giunti alla scena finale, in parte è forte il desiderio di scoprire cosa viene dopo. Dall’altra, sono pochi coloro che hanno il coraggio di dire basta: forse, questo adattamento è perfetto proprio per questo.
Dove vedere L’arte della gioia
“L’arte della gioia” è momentaneamente al cinema diviso in due parti, presto arriverà su SKY e NOW. Nel cast, oltre a una straordinaria Tecla Insolia, anche Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca, Guido Caprino e Alma Noce.