Il governo è al lavoro sulla “fase 2”, quella della riapertura dell’Italia dopo il “lockdown” totale. La data d’inizio è ancora incerta: potrebbe trattarsi del 4 maggio. Sulla parola d’ordine, invece, sono ci sono dubbi: è gradualità. Il processo che ci aspetta sarà lento, suddiviso in fasi successive e ancora pieno di regole. Saranno previsti turni per lavorare, turni per entrare nei negozi e ancora per diversi mesi dovremo indossare mascherina e guanti monouso, mantenendo la distanza di sicurezza di almeno un metro. Insomma, la riapertura di aziende e negozi non segnerà affatto il ritorno alla vita normale, quella pre-contagio. Perché il virus non scomparirà all’improvviso e dovremo conviverci.
“La tutela della salute resta al primo posto – ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la riunione con il Comitato tecnico-scientifico – però i motori del Paese non possono restare spenti troppo a lungo”, perché in gioco ci sono anche “la tenuta psicologica dei cittadini” e “l’ordine pubblico”, oltre, ovviamente, “all’impatto sull’economia”.
Ora che “la curva dell’epidemia si è stabilizzata”, il Premier sottolinea la necessità di entrare “nella fase della massima attenzione, che ci impone a mantenere prudenza e rigore”. Nei prossimi giorni il Capo del Governo pronuncerà un nuovo discorso in tv per spiegare la situazione ai cittadini. Dirà che le limitazioni agli spostamenti dovranno essere prorogate ben oltre il termine previsto dall’ultimo decreto (13 aprile), per arrivare almeno oltre il ponte del primo maggio. Allo stesso tempo, però, Conte lancerà un segnale di speranza annunciando la ripartenza di alcune attività già dalla settimana prossima.
In particolare, le prime riaperture avranno un valore pressoché simbolico e potrebbero riguardare librerie e cartolerie. Dopo di che, dovrebbe toccare alle attività produttive a rischio basso o medio basso, ad esempio nei settori dell’agricoltura e delle costruzioni. In ogni caso, nei prossimi giorni per la grande maggioranza del Paese non cambierà nulla. Chi può lavorare in smartworking dovrà continuare a farlo, mentre i pochi a cui sarà consentito di andare in sede dovranno alternarsi con i colleghi prevedendo dei turni giornalieri, in modo da evitare assembramenti.
La distanza di sicurezza dovrà essere garantita anche in tutti i negozi: tradotto, significa che per fare acquisti bisognerà mettersi in fila sui marciapiedi, come già avviene davanti a supermercati e farmacie.
Per quanto riguarda parrucchieri, barbieri, centri estetici e tutti quegli esercizi che prevedono un contatto ravvicinato, sarà obbligatorio prendere appuntamento, in modo da essere soltanto in due: lavoratore e cliente.
Sulla scuola, invece, gli scienziati non hanno dubbi: meglio chiudere qui l’anno scolastico 2019-2020 e ripartire a settembre. Tornare in classe a maggio vorrebbe dire obbligare allo spostamento 12 milioni di persone fra studenti, doventi, personale e genitori. I rischi sono troppi. Su questo versante, però, la decisione ufficiale del governo deve ancora arrivare.