Lancio della campagna referendaria. Sabato 12 aprile dalle 10 in Piazza Bra Presidio a sostegno dei 5 referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno

© Marco Merlini / Cgil Roma, 17 giugno 2019 Centro Congressi Frentani Iniziativa Cgil e Fillea Cgil ‘Per un vero sblocca cantieri. Una proposta di politica industriale di sistema’ Nella foto Maurizio Landini

Sabato 12 aprile dalle 10 in piazza Bra, sindacati, partiti e associazioni che hanno costituito il comitato provinciale a sostegno dei cinque referendum su lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno promuovono un presidio davanti a Palazzo Barbieri per lanciare la campagna referendaria a Verona e richiamare al voto cittadine e cittadini veronesi. Il comitato referendario provinciale è costituito da: Cgil, Anpi, Sunia, Federconsumatori, Prc, Pci, Sinistra italiana, Partito democratico, Coordinamento provinciale Libera Verona, Il mondo di Irene, Arci Yanez, Udu, Rete degli Studenti Medi di Verona, Comunità di Base, Movimento Non Violento, Arci, Comitato Ddl Sicurezza, Associazione per la Pace di Verona, Aned Verona, Donne in Nero Verona. Il tema dei licenziamenti illegittimi, quelli cioè che avvengono senza giusta causa o giustificato motivo, è tema del primo dei cinque quesiti referendari. La richiesta è di ripristinare l’obbligo al reintegro del posto di lavoro a differenza di quanto avviene adesso, per gli assunti dopo il 2015, che l’azienda può optare per l’indennizzo attraverso il pagamento di un certo numero di mensilità. Il secondo quesito chiede l’abrogazione del tetto massimo di sei mensilità al licenziamento illegittimo nelle aziende con meno di 16 dipendenti, rapportando l’indennizzo al carico familiare del lavoratore o lavoratrice e alla effettiva capacità finanziaria dell’impresa. Il terzo quesito punta al ripristino delle causali nei contratti a termine. Il quarto è per l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità dell’impresa committente negli appalti al fine di affermare la responsabilità in solido di quest’ultima in caso di infortuni. Il quinto quesito sulla cittadinanza propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.