L’autogol del sindaco Damiano Tommasi in Fondazione Arena dove la sua proposta di aprire una manifestazione d’interesse lampo è stata bocciata a maggioranza in Consiglio d’indirizzo apre una serie di riflessioni, conseguenze e contraccolpi che potrebbero segnare una svolta per questa amministrazione nei rapporti con la città.
Il fatto, innanzi tutto. Tommasi si è presentato nel nuovo Consiglio di indirizzo quando ormai, per usare le metafore calcistiche tanto care al sindaco, erano già cominciati i tempi supplementari: la Gasdia scade il 4 marzo. La manifestazione di interesse quindi si doveva pubblicare sul sito della Fondazione Arena subito, ieri sera stessa, dopo la riunione del Cdi in caso di approvazione. E si sarebbe dovuta chiudere il primo o il 2 marzo; di mezzo il fine settimana, per cui restavano tre giorni effettivamente disponibili per cercare e valutare un manager e le sue proposte.
Una strategia debole, attaccabile come è stata attaccata da chi gestisce aziende ed è esperto di selezione di figure manageriali.
Tempi stretti per le candidature e ancora più stretti per decidere: vuol dire che il nome ce l’hai già in testa? si è chiesto qualcuno. E allora mettiamo i nomi sul tavolo subito.
Anche perché non sono mai stati ben chiari i criteri di questa selezione e soprattutto perché si vuole sostituire Cecilia Gasdia, al di là di un mero aspetto politico che per un’azienda è fattore laterale e comunque secondario.
Per restare nelle metafore, squadra che vince non si tocca, possono dire i sostenitori di Gasdia, oppure si deve cambiare per ridare slancio ed evitare un domani di perdere? Considerazioni sportive, appunto, lontane dai criteri aziendali e manageriali. Tommasi per rafforzare questa strategia sperava nel puntello di Marconcini, ad di Cattolica, ma non sempre si può procedere confidando che qualcuno ti copra le spalle, al di là delle tue forze. Per farlo, serve la capacità politica. E che i rischi di questa intrapresa fossero alti, era ben noto e molto temuto anche nell’entourage del sindaco: più di uno aveva provato a dissuaderlo, inutilmente.
E così per la prima volta dopo otto mesi di amministrazione il sindaco si misura negli enti e perde. Andando avanti così rischia di essere un regista (per ruolo istituzionale in quanto sindaco oltre che per ruolo in campo) che però non tocca palla.
In Fiera ha trovato tutto fatto (presidente e ad già decisi) e per ora fa l’osservatore; in Fondazione Arena è stato subito scontro sia nel merito del procedimento che politico, di questo passo rischia il bis anche sul Catullo: quando per la società aeroportuale servirà l’aumento di capitale e si stabiliranno le alleanze, lo schema di gioco potrebbe essere uguale a quello dell’altra sera e Tommasi ritrovarsi in minoranza.
Enti, c’è un avviso per Cariverona
Perché il suo vero antagonista, politico e istituzionale da adesso in poi sarà il presidente della Camera di commercio Giuseppe Riello: capo cordata istituzionale e politico in Fondazione Arena dove guida il fronte di chi vuole riconfermare la Gasdia (lo ha scritto pubblicamente), assumendo un ruolo che va oltre la veste istituzionale con una postura più politica.
E Riello è socio forte nel Catullo, dove con tutta probabilità sarà il player dei nuovi assetti in virtù dell’asse forte con Save di Enrico Marchi. Riello potrebbe diventare il presidente di una società Catullo dove Save avrà la maggioranza assoluta. E Tommasi, quindi anche qui non toccherebbe palla.
Tutte manovre che sono già cominciate con l’obiettivo di arrivare alle Olimpiadi del 2026 in posizioni di primo piano.
Ma, si dice, si parla a nuora perché suocera intenda.
L’iniziativa della manifestazione di interesse per il nuovo sovrintendente della Fondazione Arena era stata suggerita e caldeggiata dalla Fondazione Cariverona del presidente Alessandro Mazzucco e Tommasi l’aveva fatta propria, anche contro come detto il parere di alcuni suoi consiglieri politici. Lo schiaffo di ieri sera al sindaco, quindi, suona come un avvertimento a Cariverona: il fronte dei soci veronesi è spaccato, altro che blocco unico come auspicava Mazzucco. La votazione di ieri sera è la prima risposta concreta all’appello lanciato dal presidente di cariverona che aveva chiesto l’unità dei soci pubblici per il Catullo. E di conseguenza dal punto di vista politico questo significa che la copertura di via Forti non è sufficiente al sindaco, perché qui ognuno gioca per sè e non per il collettivo. Ieri sera Tommasi se ne è reso ben conto: benvenuto a Verona e nella sua politica.
Ecco perché dunque le ripercussioni di quanto accaduto ieri sera saranno ampie e vanno oltre il perimetro della Fondazione Arena: le onde provocate da questo sasso nello stagno arriveranno lontano. E Tommasi piuttosto che arrabbiarsi perché gli altri non vogliono giocare con le sue regole e il suo pallone, è bene che rifletta e impari la lezione. E’ giocatore di lunga esperienza, è abituato alla tenzone perché il calcio non è gioco per signorine, ma è bene che tenga a mente, vista anche la maggioranza che lo sostiene, quello che disse il socialista Rino Formica: la politica è il terreno di scontro più duro e più spietato per gli uomini. In sintesi, “la politica è sangue e merda”.
(mb)