Specializzata nel riportare in vita oggetti di arredo e design che hanno simboleggiato il ‘900, la Società Benefit veronese Codiceicona contribuisce con una creazione emblematica tra quelle di Alessandro Mendini, la Lampada di Milo del 1988, alla mostra «Visi», basata su 13 oggetti e 6 disegni del grande architetto, designer e artista milanese e in programma a Venezia dal 19 marzo al 16 giugno 2024 alla Biblioteca Manica Lunga della Fondazione Cini.
Tra i più noti e apprezzati designer a partire degli anni Sessanta, Alessandro Mendini (1931-2019) è uno dei maestri — l’elenco è lungo, da Franco Albini a Joe Colombo passando per Cini Boeri — di cui Codiceicona riedita le creazioni uscite di produzione. Come per ogni prodotto, di cui sono rimarcati i codici che ne determinano l’iconicità e il segno forte impresso sulla cultura, anche la Lampada di Milo rimanda all’immaginario creativo dell’autore, nel caso specifico al suo «mondo magico, alla fantasia e ai colori».
A Venezia, della creazione di Alessandro Mendini rieditata nel 2020 sarà esposto non soltanto il manufatto ma anche il gruppo di disegni preparatori. Codiceicona — vincitrice lo scorso dicembre a Milano del premio «Etica nel sociale e nel lavoro» al Festival dell’Etica dell’Associazione culturale Plana — offre così l’opportunità di scoprire la genesi dell’oggetto, rinato «nel rispetto della forma estetica, con particolare attenzione alla ricerca dei colori originali e all’aggiornamento degli apparati tecnologici». Il tutto secondo quel percorso che, come spiega l’amministratore delegato di Codiceicona Nicola Fiorato, si fonda «non solo sul rimettere in produzione oggetti indimenticabili, scelti con il contributo del nostro comitato scientifico e affidati ad artigiani di talento, ma sull’attestarne l’alto profilo culturale».
La Lampada di Milo «riaccesa» da Codiceicona avrà un significativo ruolo all’interno dell’esposizione curata da Aldo Colonetti e dall’Archivio Alessandro Mendini. Una mostra, con ingresso libero su prenotazione, dedicata alla ricerca progettuale di Mendini attorno alla potenza del corpo, con il volto a fare da focus dei lavori, tutti realizzati fra 1987 e 2018. «Il tema del viso è uno degli aspetti più affascinanti dell’opera di nostro padre, che, particolarmente interessato all’antropomorfismo, spesso ha progettato oggetti e cose con sembianze umane, volti, teste o anche soltanto occhi», spiegano Elisa e Fulvia Mendini dell’Archivio.